ELDER
Credo che una caratteristica che differenzia gli statunitensi Elder dal resto dei loro colleghi che si occupano di stoner rock sia quella di rendere il loro stile ed il loro sound particolarmente virtuoso, che percorre un tragitto molto variegato che travalica i confini relativamente consolidati dello stoner, spaziando spesso e volentieri in terre che profumano intensamente di rock progressivo. Nella loro nutrita e colorata discografia, questa fisionomia non conosce praticamente eccezioni, e se gli album di qualche anno fa si presentavano carichi di vigore amplificato a grande potenza, il nuovo 'Omens' presenta soluzioni apparentemente più ragionate e meno impattanti, ma ugualmente connotanti una varietà di stili di assoluta classe. Il livello qualitativo degli Elder non si è mai abbassato, e la pubblicazione di 'Omens' lo consolida. Il leader Nick DiSalvo si è reso disponibile per discutere delle fasi salienti dell'album e di tutto ciò che sta ruotando intorno alla sua fulgida creatura, gli Elder.
Ciao Nick, e benvenuto su Hardsounds.it. Vorrei iniziare la chiacchierata con una domanda che può accomunare tutti gli esponenti dell’arte e dello spettacolo. Quali effetti e conseguenze vi sta portando l’attuale emergenza sanitaria nello svolgimento della vostra attività? Ogni aspetto della band, compreso il nostro ultimo album, è stato coinvolto su tutti i versanti. Non solo non possiamo supportare l’album in giro, ma la produzione dell’album in sè ha subito varie battute d’arresto, con la stampa dei formati che è stata ritardata a causa delle difficoltà nella spedizione e la nostra label Stickman Records che, attualmente, purtroppo non è riuscita a mandare gli album verso molte parti del mondo. Non solo questo, abbiamo dovuto affrontare anche la chiusura dei negozi di dischi e la sofferenza finanziaria delle persone, e quindi è doppiamente difficile convincere la gente a spendere dei soldi sulla musica al giorno d’oggi. Normalmente, staremmo qui a prepararci ad affrontare la prima parte estiva del tour, e invece siamo rimasti qui a casa a scrivere nuova musica.
Torniamo subito a cose più allegre, facendo un piccolo salto indietro, alla pubblicazione dell’EP ‘The Gold & Silver Sessions’. Come è nata quest’idea di mettere su disco il vostro lato più psichedelico? L’etichetta Blues Funeral Records ci ha chiesto se fossimo stati interessati a partecipare ad una nuova serie di pubblicazioni chiamata “PostWax”. L’idea era di avere sette band che facessero dei dischi che suonassero in maniera differente dal loro materiale classico, che potesse essere legato anche all’aspetto visuale ed inviato mensilmente per sottoscrizione. Solitamente, non facciamo questo tipo di musica “su commissione”, ma abbiamo comunque pensato che fosse divertente metterci alla prova in maniera cosciente, facendo qualcosa di unico per la band. Abbiamo deciso quindi di scrivere dei pezzi durante il nostro tour e di registrarli durante i day-off trascorsi a Berlino. A partire da quelle idee totalmente improvvisate, è uscito fuori ciò che senti in ‘The Gold & Silver Sessions’.
Ascoltando ‘Omens’, questa componente sembra risultare presente in maniera maggiore rispetto agli album precedenti, affiancandola al vostro classico sound rock articolato. Come la descriveresti questa miscela? Penso che questo sia un bel modo di descrivere la nostra musica in generale, che è sempre una sorta di cocktail fatto da diversi elementi. Dopo il nostro album ‘Reflections Of A Floating World’, abbiamo iniziato a sperimentarci con la dimensione più leggera del rock psichedelico, che ci ha permesso di galleggiare con la mente invece di martellare duro con il passare dei riff. ‘Omens’ rimane comunque un disco progressive-rock piuttosto potente, ma forse più vicino al territorio Pink Floyd, piuttosto che a quello degli Yes. Ci vuole il dovuto tempo per assimilare quest’album lentamente.
‘Omens’ segna l’ingresso in pianta stabile della chitarra di Michael Risberg, che ha suonato nei vostri recenti tour. Questo innesto ha sicuramente consolidato e rafforzato la parte prevalentemente ritmica del vostro sound. Come vi siete approcciati a lui e al suo modo di suonare? Poteva esserci l’occasione di far parte della band anche in passato? Ci siamo accorti che ad un certo punto le cose stavano andando in una direzione musicale decisamente complicata, ed avevamo deciso che ci fosse il bisogno di avere con noi un altro chitarrista. Ho conosciuto Michael ai tempi dell’università ed abbiamo iniziato a suonare insieme in una band chiamata Gold & Silver. Il suo stile ed il suo sound è molto diverso dal mio, ed abbiamo pensato che sarebbe stato un bel rinforzo per la band qualora avessimo deciso di volerci evolvere.
È corretto dire che in album come ‘Lore’ e ‘Reflections of A Floating World’ il vostro sound e le vostre melodie erano risultate più esplosive ed impattanti al primo ascolto, mentre in ‘Omens’ questa componente risulta più rarefatta, a vantaggio di un ascolto più ripetuto e ragionato? Può essere. Una volta scritte le canzoni, ho poi trascorso molto tempo ad ascoltarle con il giusto approccio. ‘Reflections…’ è stato un album molto denso, molto pieno di riff rispetto ad ‘Omens’. Ogni album degli Elder probabilmente richiede molteplici ascolti per comprendere come i pezzi lavorano e per scoprire i diversi strati. In generale, richiedono pazienza.
Quello che non cambia nel vostro modo di comporre musica è, invece, la durata dei brani, sempre bella corposa. Il vostro modo di comunicare musica vuole quindi contemplare l’immersione in un completo viaggio sensoriale che, magari, brani di minore durata non riescono a costruire? Sì, la canzone dalla lunga durata è il format migliore per esprimere il nostro tipo di avventure epiche che proviamo a costruire. Non ho mai scritto una canzone che fosse veramente completa prima che raggiunga almeno i dieci minuti, è davvero difficile per me scriverne di più corte. Scrivere canzoni lunghe mi permette di immaginare centinaia di parti che si susseguono una dopo l’altra. Io penso che sia un vero talento scrivere una canzone corta di grande impatto. Io non sono proprio in grado di farlo bene.
Secondo il mio parere, siete una band che ha concepito un modo di suonare lo stoner con un approccio virtuoso, abbracciando volentieri il progressive rock. Pensi anche tu che il vostro sound possa essere un incrocio tra stoner e progressive? Ci sono state delle influenze particolari che vi hanno messo in questa direzione? Vedo gli Elder come una sorta di valanga che scende veloce dalla montagna e che colpisce tutti I tipi di influenze musicali che incontra. Sicuramente ci sono alcuni elementi stoner rock presenti sin dall’inizio, ma anche qualcosa d’altro che abbiamo assimilato durante questi dodici anni. Attualmente, c’è molto progressive rock ovviamente, ma tra le varie pieghe ci sono anche molte sonorità differenti.
In quest’album si segnala la presenza del bravo Fabio Cuomo alle tastiere. Come si è sviluppata questa conoscenza e in che modo ha inciso nell’album? Abbiamo incontrato Fabio quando abbiamo suonato in Italia nel 2013 assieme alla sua band del tempo, gli Eremite. Alla fine è successo che mi sono sposato con la bassista di quella band, e anche se non viviamo in Italia ci capita di visitare frequentemente Genova, condividere sempre musica e discutere su tutto ciò che gira attorno alla musica. Ho visto Fabio da solista diverse volte e sono rimasto sempre entusiasta del suo talento, e quando avevamo quasi finito di scrivere ‘Omens’ gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto collaborare al disco. Per fortuna, ha detto di sì! Fabio ha dato un tocco speciale a quest’album.
Quindi mi stai dicendo che hai instaurato un rapporto speciale con l’Italia? Penso che la risposta precedente spieghi tutto…
‘Omens’ sarà pubblicato nuovamente con Stickman Records. Qual è il pregio che ha Stickman e che, magari, altre label anche più blasonate faticano ad esprimere, e che invece dimostra totale fiducia? Abbiamo incontrato Stickman Records al Freak Valley Festival nel 2014, in Germania, e ci siamo sintonizzati molto bene fin da subito. È una label molto seria, che è guidata da persone con una grande passione per la musica. Sono anche un grande fan dei Motorpsycho e dei 35007 da molti anni, e questo è stato il motivo che mi ha spinto inizialmente a conoscere Stickman. Loro si focalizzano molto sugli aspetti più importanti del lavoro di un’etichetta discografica, lasciando i loro artisti ad essere pienamente liberi di esprimere la loro arte. Non ci siamo mai interessati di girare di label in label solo per il fine di scalare delle gerarchie, ma al contrario siamo convinti di poter supportare la bella gente che, a loro volta, ci supporta lavorando bene in quest’industria.
Se dovessi incontrare un appassionato di musica rock che però ancora non vi conosce, con quale album consiglieresti di entrare nel vostro mondo e perché? Se qualcuno è veramente dentro lo stoner rock, gli consiglierei di ascoltare ‘Dead Roots Stirring’. Se invece ho di fronte qualcuno che è più appassionato di prog o del rock anni ’70, punterei su ‘Omens’. Se infine qualcuno volesse una via di mezzo, può scegliere tra ‘Lore’ e ‘Reflections Of A Floating World’.
Alla luce della situazione attuale, quali saranno i vostri prossimi impegni, soprattutto sul versante live? Speriamo di poter andare in tour verso quest’estate, ma non rimarrò con il fiato sospeso. Abbiamo dei concerti programmati per il prossimo dicembre, quindi vedremo cosa succederà. Nel frattempo, proviamo a rimanere produttivi e scrivere nuova musica è la sola cosa che possiamo fare.
In conclusione, dacci un motivo valido per ascoltare il vostro nuovo ‘Omens’, e gli Elder in generale. ‘Omens’ è un bel disco da ascoltare nelle vostre cuffie e che vi permette di portarvi lontano per un’ora. Penso sia un buon modo per distrarci ed è proprio quello di cui abbiamo bisogno. Se volete perdervi in un mondo parallelo, allora ascoltatelo.
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