SKYBORNE REVERIES: Winter Lights
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13/06/2018Atmosfere fiabesche, luccichii di suoni che rimbalzano tra il concetto di ambient e di sinfonico per la seconda fatica in studio degli Skyborne Reveries. Meglio parlare al singolare, perché il progetto si avvale di un solo interprete: Nathan Churches. La base da cui l’artista parte è indubbiamente il black metal. Citazioni ai Cradle Of Filth prima maniera, And Oceans e alla scena pagan più sinfonica, sono le direttive che vi potremmo dare. Come capita a volte in queste occasioni, si ravvisano lacune a livello di resa sonora e di tecnica strumentale, ma sono peccati venali considerando che l’intenzione più intimista del project non viene mai disattesa. Le aperture armoniche sono respiro alle distorte e fredde suite di chitarra, alternarsi di metafore che è vero motore del full-length. Mestizia e poi flebile speranza che echeggia in un paesaggio cupo, rassegnato e poi illuso da un riflesso di sole pallido, morente. L’elementare uso delle tastiere talvolta lascia l’amaro in bocca, se non altro per la mancanza di strutture articolate, o quantomeno più coinvolgenti. Il totale asservimento del metal alle melodie intagliate da quest’ultima non è segnale positivo sin dall’inizio. Un carillon sul quale si muove tutto, come se trasportassimo un dolore profondo all’interno di un contesto fiabesco. Ci sentiamo così spaesati, inconciliabilità di espressioni e suoni che impatta con alcuni epici crescendo che alzano il tasso di attenzione. ‘Winter Lights’ contiene entrambe le situazioni, regalando una prima parte spenta ed una seconda decisamente più interessante. Il tempo ci dirà se gli Skyborne Reveries sapranno sviluppare il loro lato interiore più pagano ed intimista. Per ora sufficienza che non possiamo dire piena, ma che non deve essere letta come bocciatura, visto che le emozioni arrivano, seppur ancora incompiute e impalpabili.
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