S.O.D.: SPEAK ENGLISH OR DIE 20th Anniversary Edition
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25/05/2005Edizione speciale che commemora il ventesimo anniversario dall’uscita per il debutto dei quattro folli S.O.D., sorta di costola degli Anthrax (ben ¾ della band è composta infatti da membri attuali e passati della band statunitense: Scott Ian alle chitarre, Dan Lilker al basso e Charlie Benante dietro le pelli) che vede alle vocals un omone burbero e grosso di nome Billy Milano. Per chi non conoscesse “Speak English Or Die”, sacrilegio!!, abbiamo davanti un disco che pesca a piene mani dal thrash metal e dall’hardcore anni ’80, sound del quale è ben rappresentativo: stacchi ai limiti del grind, passaggi da vero e proprio mosh e sane dosi di tupatupa accompagnano i ventuno brani del disco, dalla durata media di due minuti ciascuno. Quasi ogni pezzo meriterebbe una menzione particolare: la strumentale e marziale intro “March Of The S.O.D.” e la dichiarazione di intenti del mitico Sargent D., una sorta di Eddie S.O.D.iano, con la seguente “Sargent D. And The S.O.D.”, la thrasheggiante “Kill Yourself”, la pesantissima “Milano Mosh” (un titolo, un programma) o l’esilarante “Milk”, nella quale viene giurata vendetta nei confonti della propria madre da parte del protagonista, rea di non aver comprato il latte per la colazione (‘Opened up my fridge, and to my dismay, there was no milk, my mother will pay!’). Per non parlare delle altrettanto goliardiche schegge della durata di pochissimi secondi, “Anti-Procrastination Song”, “Hey Gordy” e le micidiali due tracce conclusive “The Ballad Of Jimi Hendrix”, il cui è testo è semplicemente ‘you’re dead!’ (esperimento che verrà ripetuto nel secondo lavoro in studio della band, il valido“Bigger Than The Devil”, con “The Ballad Of Michael H.” e “The Ballad Of Phil H.”), e “Diamonds And Rust (Extended Version)”, il brano migliore del lotto. Le tematiche del disco sono parodie estremizzate della tipica mentalità reazionaria statunitense: razzismo, superomismo spicciolo, ‘fuck the middle-east’ e cose del genere, declamate dall’immaginaria voce del già nominato Sargent D. attraverso l’ugola di Milano; passando a questa nuova edizione, troviamo in aggiunta al disco due trascurabili studio tracks inedite e un breve concerto live registrato a Tokyo nel ’99. La resa sonora è decisamente risibile (la chitarra di Ian è il più delle volte sommersa da tutto il resto) ma la band diverte più di una volta tra un brano e l’altro, toccando l’apice in “Not/Momo/Taint/The Camel Boy/Diamonds And Rust/Anti-Procrastination Song” nella quale cerca di battere il proprio record ‘6 songs in 9 seconds’ tentando di arrivare a 8 secondi. Per chi non possiede “Speak English Or Die” è un acquisto praticamente obbligato, mentre per tutti gli altri il plusvalore non vale la spesa, a meno che non siate fan irriducibili degli S.O.D.
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