SALTY DOG: Every Dog Has Its Day
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23/12/2016Nel variopinto carrozzone dell’hair metal trovarono spazio, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, una serie di gruppi che recuperavano le radici del suono americano: il blues. Badlands, The Four Horsemen, Little Caesar, Company Of Wolves, The Black Crowes ed altri, che si misero sulla scia tracciata dai Great White e Kingdom Come i quali, confortati da rilevanti riscontri commerciali, nelle interviste rilasciarono dichiarazioni di sviscerato amore verso l’hard blues inglese esportato dai Led Zeppelin, Free, Mott The Hoople e Small Faces. Quale posto migliore se non la Mecca del rock mondiale, ovvero Los Angeles, per formare una rock band con il sogno di diventare le prossime stelle dello star dome. Nascono così i Salty Dog che arrivano all’esordio nel gennaio del 1990 con ‘Every Dog Has Its Day’, che trova la stampa specializzata ben disposta verso il quartetto americano, palesemente, devoto al suono dei Led Zeppelin. Quando hai un cantante come Jimmy Bleacher, tra i plantigrati (emuli di Robert Plant) più credibili del periodo, il confronto è scontato ma, a parte gli evidenti richiami, i Salty Dog hanno carattere ed uno stile proprio. La ristampa Rock Candy rinforza il suono voluto da Peter Collins (Rush e Queensryche), raggiungendo una resa molto brillante, in linea con le produzioni moderne che tuttavia denunciano la mancanza di suoni caldi e profondi, indispensabili per chi suona rock e punto di forza di ‘Every Dog Has Its Day’. Un album zeppo di splendidi brani accattivanti (‘Cat’s Got Nine, ‘Ring My Bell’, ‘Come Along’, ‘Keep Me Down’ e ‘Spoonful), in linea con le cose migliori targate Cinderella e Tesla: musica per rocker!
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