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KINGCROW: INSIDER

data

02/05/2004
70


Genere: Power Prog Metal
Etichetta: Consytech Lmtd
Anno: 2004

Seconda prova sulla lunga distanza per gli italiani Kingcrow che, dopo il debutto del 2001, si ripresentano al pubblico in parte rinnovati nella formazione e nelle sonorità. La musica proposta dai Kingcrow in questo "Insider" è certamente più matura ed articolata rispetto al predecessore "Something Unknown", grazie alla maggiore esperienza di tutti i membri della band ed all'innesto di un nuovo bassista di spessore e del nuovo cantante Mauro Gelsomini. "insider" si presenta come un concept che narra della creazione di un virus e di tutta la storia che gira attorno alla scoperta del protagonista, Jason, dei piani segreti della società per cui egli lavora, riguardo la diffusione di Insider (il virus). A livello musicale è da subito evidente l'attaccamento della band a quel capolavoro dei Queensryche che ha titolo "Operation: Mindcrime" ed a tutto un certo prog melodico in stile Rush. I Kingcrow, non si fermano, però, a rispolverare le sonorità menzionate, ma si aprono a più influenze infarcendo il disco in questione, di mille tonalità di colore e di sonorità disparate. Accanto alla melodia tipica del progressive più canonico -riconducibile a quanto di pregevole è stato fatto in Italia negli anni settanta- si denotano anche impeti furiosi tipici di certo metal ottantiano che ha fatto la felicità di molti attuali trentenni. Da ricordare con una particolare nota di merito, la bella e strumentale "Temptation", una mazzata di tecnica e potenza che a tratti ricorda alcune cose proposte da Dream Theater e Symphony X. Nell'incedere vario ed articolato della storia, poi, non si può non soffermarsi su altri brani di particolare rilevanza quali "Lies" il cui cantato ricorda, in alcuni momenti finali, quello dei migliori Judas Priest, o "The Killing Hand" con un riff già sentito in "Rust In Peace" dei Megadeth e delle atmosfere vagamente riconducibili agli ultimi Savatage. Accanto a brani tirati, come detto, si incontrano anche canzoni più leggerine, in tipico stile canzonetta ariosa e solare, secondo quanto ampiamente proposto dai menzionati Rush et similia: è il caso della pseudo-ballad "Never Say Die", colorata, corale e dalla faciel presa. Dando un giudizio globale ad "Insider", emerge sicuramente la buona qualità delle esecuzioni, la chiarezza di idee dei compositori, ma si denota anche un senso di già sentito e di mancanza di spunti di novità. Altro elemento almeno dubbio è poi la qualità della pronuncia inglese di alcuni passaggi, soprattutto per quanto riguarda lo speech tra un brano e l'altro: ci sono dei punti dove tale pronuncia è, in modo imbarazzante, approssimativa e tipicamente italiana! In conclusione, "Insider" è un buon album che segna una tacca in più nel percorso verso la definitiva maturità della band dei Kingcrow. Un disco consigliato ai fan delle band citate lungo tutta la presente recensione ed in ogni caso, a chi gradisce le sonorità progressive.

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