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COMMUNIC: Hiding From The World

data

13/12/2020
77


Genere: Power Prog Metal
Etichetta: AFM Records
Distro: Audioglobe
Anno: 2020

Pur essendo formalmente stati sempre attivi dal 2003, per introdurre questo nuovo lavoro intitolato 'Hiding From The World', ci sembra opportuno fare alcune osservazioni preliminari. Infatti, per motivi personali, dopo l'uscita di "The Bottom Deep" nel 2011, la band era rimasta un po' in stand-by e il cantante/chitarrista Oddleif Stensland ne aveva approfittato per recuperare materiale sparso nel suo archivio personale, che poi era stato rivisto e riarrangiato per andare a comporre il bellissimo 'Where Echoes Gather', album uscito nel 2017, con forti influenze del prog metal anni '90. Sono di fatto passati parecchi anni, dunque, dall'ultima volta in cui la band si è ritrovata per lavorare insieme su canzoni nuove e questo spiega come, nonostante siano trascorsi solo tre anni, si possano ravvisare delle differenze stilistiche non indifferenti tra "Hiding From The World" e il suo predecessore. Innanzitutto, i brani che compongono il nuovo full-length sono quasi tutti parecchio lunghi, più o meno tra i sette e i dieci minuti (salvo la brevissima "Soon To Be"), ma pur potendosi riscontrare elementi prog (ad esempio qualche cambio di tempo o qualche ritmica che talvolta diventa più complessa), non si può dire che presentino una struttura propriamente progressive e questo certamente non rende particolarmente agevole l'ascolto. I brani si articolano in maniera lenta, con un mood molto malinconico e vagamente deprimente (con un'attitudine in tal senso vicina al doom, giusto per rendere l'idea), intervallando più che altro qualche intermezzo e qualche assolo. A proposito dei testi, viene confermato quest'approccio depressivo, nel senso che il tema ricorrente a cui si è ispirato Stensland riguarda la preoccupazione di quello che possa lasciare come eredità nel mondo quando si muore: l'autore sostiene, infatti, di avere scritto le canzoni con il sentimento interiore di poter morire da un momento all'altro, perchè la vita è caduca e non si può mai sapere cosa può succedere (fa l'esempio che per ipotesi l'indomani potrebbe investirlo un camionista ubriaco che parla al telefono mentre guida), per cui avrebbero potuto benissimo essere l'ultima cosa che lasciava come eredità. Se poi aggiungiamo che il disco è stato realizzato in piena pandemia Covid-19, tanto che ad un certo punto si sono dovuti fermare qualche tempo prima di poterlo completare, il quadro dovrebbe essere completo. Analizzando i brani, al di là comunque di questa pesantezza e di queste atmosfere che li permeano, questi sono caratterizzati da riff massicci, con la voce di Stensland che va sempre cadenzata ed evocativa, lasciando spazio talvolta ad intermezzi arpeggiati e carichi di feeling. Davvero ottimo il lavoro della sezione ritmica e del batterista Tor Alte Andersen in particolare, semplicemente perfetto nel dettare i tempi con improvvise accelerazioni o passaggi più tecnici: giusto per fare un esempio, nella title-track ritroviamo un semplice ritornello melodico, su cui lui inserisce a sorpesa, invece, una doppia cassa martellante, creando un contrasto netto ma assai efficace con la strofa. Insomma, se da una parte Stensland è il principale autore e si occupa di tutte le voci e le chitarre, il grosso merito di Andersen, ma anche del bassista Mortensen, è quello di conferire maggiore dinamismo a dei brani che altrimenti sarebbero più statici e monolitici, apportando un valore aggiunto non da poco. Proprio l'unione tra questi tre musicisti rende la musica dei Communic davvero unica e particolare, potente e aggressiva ma anche in grado di trasmettere tante emozioni. Da parte nostra, visto com'è stato impostato questo disco, non siamo pienamente convinti che la scelta di optare per un minutaggio così elevato dei brani sia sempre stata pienamente azzeccata, ma ciò non toglie che l'album sia assolutamente notevole, per cui volendo scherzare un po' sul tema che ha ispirato Stensland (che però riconosciamo essere senz'altro profondo e che merita spunti di riflessione), facciamo gli scongiuri insieme a lui e auspichiamo che non sia l'ultima cosa che fa nella vita ma che, al contrario, possa ancora realizzare album così suggestivi ed intensi come 'Hiding From The World'.

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