IRON MAIDEN: KILLERS
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16/03/2004Secondo studio album per gli Iron Maiden. E' il 1981, la scena metal degli anni '80 si sta delineando in maniera sempre più netta, e Harris e soci vogliono consolidare il proprio posto e dimostrare che sono qui per restarci. "Killers" è un album più elaborato del loro primo lavoro, più difficile da capire, e dall'impatto molto meno diretto eppur più potente. La formazione s è arricchita della presenza di Smith alle chitarre, vecchio amico e "discepolo" di Murray, e lo stile della Vergine diviene più variegato, inglobando le capacità tecniche del nuovo elemento; nel contempo, anche le vocal-lines di Di'Anno divengono più studiate, perdendo parte della loro crudezza ma guadagnando in espressività. La tracklist è di undici pezzi, undici piccoli capolavori, tra i quali si distinguono la strumentale "Genghis Khan", sulla falsa riga di "Transylvania", seppur meno forte nella capacità di imprimersi nella mente dell'ascoltatore, e la lenta "Prodigal Son", splendida nella sua melanconica tristezza. Il resto è un susseguirsi di pezzi ritmati più o meno veloci, trascinanti, aggressivi senza esagerare, che conducono l'ascoltatore nel regno del "solito" Harris, consacrando il gruppo alla storia. Sarà verso la fine del tour di "Killers" che Di'Anno lascerà il posto a Dickinson, e sarà sempre quest'anno che per la prima volta la loro tourneè li porterà in tutta Europa, compresi i loro primi concerti in Italia (sarà proprio uno di questi il "provino" di Bruce-Bruce). L'album è dunque l'inizio di un periodo di transizione per il gruppo, ed è nel complesso una testa di ponte per l'inizio di quella vastissima influenza sulla scena internazionale che li ha caratterizzati lungo questi anni. Tra i pezzi di cui sopra, la title-track è forse la più nota, una delle canzoni che più rappresentano il gruppo nell'immaginario del metallaro con un minimo di esperienza: un vero capolavoro compositivo, il campo di prova per Bruce prima del live di cui sopra, un pezzo quasi universalmente noto, veloce, diretto, coinvolgente, rabbioso, ha tutte le caratteristiche necessarie ad un pezzo degli Iron Maiden per passare alla storia, caratteristiche che molti fans oggi rimpiangono come perdute prendendo proprio quest'album e questo pezzo quali esempi delle glorie passate. Nè si possono passare sotto silenzio l'incedere furioso di "Wrathchild", l'incalzante ritmica di "Purgatory", la studiata linea melodica di "Murders In The Rue Morgue", o ancora "Drifter" e "Twilight Zone", due pezzi che in maniera differente danno l'idea di quanto i Maiden abbiano ereditato dalle generazioni precedenti, con forti ichiami ad un'impostazione da rock. In effetti, "Killers" è un album di cui bisognerebbe fare un'analisi pezzo per pezzo, nota per nota. Comprarlo o no è fuori di questione: se un cd deve costare una ventina di euro, questo li vale tutti fino all'ultimo centesimo, a patto che non si abbia paura di ascoltare qualcosa di ben distinto dai suoni attualmente in circolazione.
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