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DEATH SS: Ten

data

12/11/2021
66


Genere: Horror Metal
Etichetta: Lucifer Rising Records
Distro:
Anno: 2021

Giuda ballerino! Ma quali satanisti? Per apprezzare i Death SS bisogna conoscerli, scoprire la loro evoluzione, la loro trasformazione, una continua voglia di riscattarsi, e perdersi nel loro ascolto nei risvolti delle loro note. Eccellenti nel creare discontinuità con il passato. Portano sempre l’attenzione sulle dinamiche cangianti della loro anima. Danno voce alla “coscienza” dell’entità Death SS. Coscienza intesa come energia invisibile, immagine innata mutevole, piena di capacità, che nel suo mutare, mantiene il suo carattere (horror) e che comunque crea sempre qualcosa di nuovo. Bisognerebbe portare solo rispetto alle loro continue trasformazioni musicali. Horror mania, amore per il fumetto, curiosità per l’occultismo, sono le caratteristiche che dal 1977 al 2021, da Pesaro a Firenze, li hanno contraddistinti. Shock rock, per le loro performance live. Ironici, nell’esorcizzare i propri demoni, malori e disagi personali, con associazioni a personaggi dei fumetti (il vampiro, il licantropo, la mummia, lo zombie ed il fantasma dell’opera). Malleabili, nella formazione e nelle sonorità che hanno toccato, heavy, doom, speed, industrial, black, gothic, e synth metal. Astuti nel farsi trasportare da questa entità fondata da SS, Steve Sylvester, professionalmente sempre in lotta contro l’ignoranza che perversa la nostra società. Portano sfortuna? Alla domanda, il diplomatico Stefano vi ha già risposto nel 2013 con l’ultima traccia ‘Bad Luck’ di ‘Resurrection’. Satanisti? I loro testi non hanno mai invocato il male. E il loro logo? Da sempre una stella a sette punte con le iniziali del loro nome: simbolo esoterico, collegato alla dea Venere, dea dell’amore, sette il numero della creazione; ora vi sfido a trovare qualcosa di negativo in tutto questo? Il suo pubblico? Di prima acchito lo definirei Il “metallaro oscuro”. Il “metallaro classico” non è storicamente un suo fan. Siete pronti ad invertire le parti? I Death SS tornano nel 2021 con il decimo album da studio. Ultimo album? Fate voi tutte le congetture sui numeri e sul perché della scelta di questo titolo ‘Ten’. La sensazione che mi ha dato il suo ascolto è stata quella di percepire un prodotto fornito di tracce che possano esplodere durante un live, o forse è solo una conseguenza delle ristrettezze del periodo che stiamo vivendo (covid-19). Album fisicamente accompagnato da un vero e proprio fumetto di 24 pagine, in bianco e nero, scritto da Luca “Laca” Montagliani (Zagor, Vintagerotika, Suspiria, Il Male, Pasol) e disegnato da Alex Horley (DC comics, Marvel, Wizard, Dark Horse), che racconta la discesa all’inferno dei nostri horror musicisti. Ironicamente Satana chiederà l’autografo a questa macabra band! Ed io dolcemente malvagia, chiederei loro perché cadere sulla produzione? Spesso gli strumenti diventano quasi un tutt’uno in questo ultimo lavoro: è un peccato! Ho imparato ad apprezzare ogni loro dettaglio dalla discografia passata; di seguito richiamati in alcuni punti, come dei flash di immagini. Concept sul terrore con ‘ …In Death Of Steve Sylvester’ (1988). In ‘Black Mass’ (1989): Respiri, affanni, il basso è un martelletto fino, la chitarra è una corda tesa, il suono pompato rende adrenalinico il mix di ‘Buried Alive’. Il cadenzato di ‘Welcome To My Hell’ con passaggi di cantato silenzioso, accompagnati da un arpeggio, integrati in un assolo elettrico, combinato con una tastiera, che sembra imitare uno strumento a fiato, rendono piacevole e originale la traccia. "Gentsemane" (Gesus Christ Superstar) è da brividi. In ‘Heavy Demons’ (1991) siamo nel pieno periodo di classico heavy metal. Ho apprezzato molto il granitico quarto album ‘Do What Thou Wilt (1997), album d’urto, d’impatto black ma non oscuro, dove spazia molto la tastiera di Oleg Smirnoff. Suoni tribali in "Baron Samedi". Bellissima "The Serpent Rainbow" con assolo di chitarra mascherato su un letto di atmosfera mistica con cori femminili. "Crowley’s Law" anticipa i tempi di un metal rimodellato techno/heavy. "The Shrine In The Gloom" è quasi un Led Zeppelin oscuro. "Liber Samekh" ha un sound liberatorio. Il quinto album ‘Panic’ (2000) è caratterizzato dalla collaborazione del regista Alejandro Jodorowsky, un lavoro molto cinematografico dal sound hi-tech, con orchestrazioni sinfoniche sfumate da tastiera e cori femminili come sirene. Segue l’industrial di ‘Humanomalies’ (2002) con chiari rimandi ad Alice Cooper. ‘The Seventh Seal’ (2006) rappresenta il riassunto stilistico della loro carriera, con parti di pianoforte e parti Sabbath. ‘Rock ‘N’ Roll Armaggeddon’, dal messaggio molto positivo nel songwriting, è un album di rock integrato da un sound moderno con sfumature Depeche Mode. ‘The Glory Of The Hawk è un death Morricone molto divertente. E che ingresso ‘Forever’: prepotente! Tutto questo per dire che, dopo aver ascoltato ‘Ten’, con rammarico, penso “è come leggere un fumetto e nulla di più!” Mi ero abituata ad un progetto discografico caratterizzato ognuno da un proprio linguaggio, un proprio dialetto. Concept monotono, pochi guizzi, suoni attuali, orecchiabili, catchy, ma già sentiti, mancano di quell’oscura malsana atmosfera horror. La traccia che preferisco è "The Temple Of The Rain", ma al tempo stesso la critico perché prolissa. Un po’ di movimento arriva con la furia di "Ride the Dragon". Spesso riscontro un impasto sonoro tra gli strumenti che non mi permette di apprezzare gli assoli di chitarra, e la grancassa, quasi sovrastati dalla componente moderna delle tastiere. Ma è tutto maledettamente così semplificato in una nuvoletta stilizzata, che sembra povero di contenuto. Non hanno ascoltato la coscienza!

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