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ABORYM

Fabban mancava alle nostre domande dal 2006, in occasione dell'uscita di "With No Human Intervention". Dopo sette anni sono cambiate tantissime cose, la band ha già pronto il suo 'Dirty' in uscita a maggio, e intanto noi di Hardsounds ne approfittiamo per regalarvi un'intervista divisa in due parti. Questa è la prima, una sorta di retrospettiva, di tutto di più sul mondo di Fabban, dei suoi mille progetti, e tanto altro ancora. Restate sintonizzati fino a dopo l'uscita del nuovo disco per la seconda parte. Riprenderemo il discorso da 'Psychogrotesque' a tutte le sorprese che Fabban e soci ci riusciranno a dare. Ciao Fabban! Cominciamo proprio dagli esordi: come ti sei avvicinato alla musica? Mio padre e mia madre mi regalarono una piccola tastiera-giocattolo, di quelle per bambini, avevo 5 anni. Mi sono avvicinato alla musica grazie a quella tastiera. Credo che la musica sia uno dei mezzi più potenti per fare comunicazione, per diffondere messaggi importanti, inoltrare messaggi attraverso un canale universale. Nella musica, così come in tutte le cose, ci sono gruppi grandiosi e gruppi inutili, gente che ci sa fare e gente che dovrebbe fare altro. E’ così in tutte le cose della vita. Qual è stata la tua prima esperienza importante in qualità di musicista? La mia primissima esperienza musicale davanti ad un “pubblico” è stata un piccolo concerto a scuola. Misi su in pochissime settimane, questo gruppetto di ragazzi del liceo e suonammo davanti ad un centinaio di persone tutta una serie di cover. “Come As You Are” e “Lithium” dei Nirvana, “Hotel California” degli Eagles, “Master of Puppets” dei Metallica, “Paradise City” dei Guns n Roses e credo un paio di pezzi dei The Doors, non ricordo bene quali. Misi su questa piccola school-band nel giro di poche settimane dopo aver fatto alcuni provini. Già ero un fottuto paranoico rompicoglioni del cazzo ed esigevo precisione e professionalità da tutti nel gruppo. Alla voce scelsi una ragazzina molto sexy che vedevo spesso nei corridoi dell’istituto. Vestiva in modo alternativo e portava spesso il rossetto e minigonne aderentissime. In quel periodo esisteva già l’idea di mettere su Aborym. Io e Daniele Belvedere (batterista) iniziamo a scrivere due-tre brani, poi in seguito iniziammo a provare con un ragazzino, Alessandro Noia, un bravo chitarrista, ma decisamente troppo “blues” per noi. Per fare un pò di rodaggio iniziammo con alcune cover. Suonavamo spesso “The Old Coffin Spirit” dei Rotting Christ, un pezzo di Worship Him dei Samael, qualche cover dei Messiah, Sarcofago, Sepultura… Dei Sepultura ci veniva veramente bene “Beneath the remains”.. che pezzo stupendo! Il mio vero avvicinamento al Black Metal avvenne grazie ad un caro amico, con cui sono tuttora in contatto, Fabrizio Albanese. Ci incontrammo per la prima volta alla fermata dell’autobus, subito dopo la scuola. Io avevo una maglietta dei Necrodeath (Into The macabre), una maglietta fatta a mano ovviamente. Lui si avvicinò e mi chiese se ascoltavo “metal”. Gli risposi che ascoltavo i Maiden, Metallica, W.A.S.P., AC/DC… e lui mi disse che il giorno dopo mi avrebbe portato qualcosa. Il giorno dopo, stesso orario, me lo ritrovai alla fermata dell’autobus con una busta di plastica con una ventina di PDF da 90’ piene di demo. Il mio demo-tape che ascoltai fu un “Live at Rio de Janeiro” dei Desaster, 1987… un vecchissimo gruppo underground death metal brasiliano. Subito dopo Bathory, il primo disco. Ho iniziato ad ascoltare black metal con i Bathory e grazie a quel mio amico con cui ancora oggi sono in contatto. Ci vediamo un paio di volte all'anno: vado a casa sua, iniziamo a bere birra Raffo e a fumare hashish e guardiamo video musicali vecchissimi per ore e ore. E’ il nostro piccolo rito da anni. Quali i fattori che hanno contribuito alla tua crescita musicale? Col tape-trading ho scoperto gruppi inimmaginabili, provenienti da ogni singolo punto del pianeta. Per me fare scambi di tape era fondamentale in quel periodo. Per me era droga. Per vivere avevo bisogno di un carico di cassette da 90’ o da 120’ e la possibilità di fare delle fotocopie. Da li a poco decisi di mettere su una piccola fanzine xerox. Inizialmente la chiamai Rotten Flesh… poi cambiai il nome in Danza Macabra. Nel giro di un anno la mia camera era invasa di cassette, registrazioni, sette pollici, vinili e demo-tape provenienti da tutto il mondo. Il primo numero di Danza Macabra riuscì a vendere circa 650 copie… ed erano tante credimi. La ’zine costava 5.000 lire. Le confezionavo tutte a mano. Era un lavoraccio ma quando le copie erano pronte la soddisfazione era immensa. Riuscii ad intervistare gruppi che oggi sono molto famosi quando ai tempi erano appena agli inizi, e al massimo avevano rilasciato un demo o un sette pollici. Ricordo interviste a Rotting Christ, Mayhem, Necromantia, Sarcofago… Grazie alla fanzine sono cresciuto moltissimo musicalmente, ho imparato molte cose e per la prima volta riuscivo a confrontarmi con gruppi esteri e italiani. Fino che punto sei dell’idea che il futuro dell’underground è e rimarrà sempre nelle fanzines? Sono un ex fanzinaro e per me le fanzine sono sacre. Non leggo riviste in generale, se voglio conoscere un gruppo lo ascolto, scarico mp3 da internet e se mi piace compro i cd originali. Non ho bisogno che qualcuno mi dica se un disco è bello o brutto, tanto più che considero la musica come qualcosa di assolutamente soggettivo. Può piacere e può non piacere. L’anima underground delle fanzine è da supportare sempre proprio perché da visibilità a gruppi sconosciuti, alle scene nascoste, alla musica di nicchia, alle bands locali… A distanza di tantissimi anni come vedi la scena che hai vissuto da ragazzo? Quali sono state le realtà che più ti hanno colpito e cosa manca alle band di oggi? Oggi non c’è nessuna scena. Io vedo spesso tanti stronzetti che si fanno la guerra tra di loro, come se la musica fosse qualcosa per cui guerreggiare, o una risorsa petrolifera, una banca. Quando vivevo a Taranto mi inserii nell'unico gruppo di “metallari” che c’era. Erano tutti più grandi di me e quella per me divenne una seconda famiglia. Facevamo vita da strada, anche di inverno quando faceva un freddo della madonna. Eravamo sempre in piazza, con le nostre magliette fatte a mano con i colori per tessuti, i nostri jeans elasticizzati, scarpe da ginnastica e chiodo di pelle nera addosso. Sempre li. A parlare di gruppi, a scambiarci registrazioni, a supportare sempre e comunque i pochi concerti che la nostra città organizzava, sempre pronti a fare a botte quando qualcuno di noi veniva pestato dai famosi “paninari”.. la “gente per bene” sai … quelli vestiti a modo che ascoltavano pop e andavano a messa tutte le domeniche. La vita li era un inferno. Non c’era un cazzo da fare. Non esistevano sala-prove, c’erano pochissimi pub, nessun tipo di locale alternativo fatta eccezione del centro sociale della Città Vecchia. Eppure io conservo ricordi bellissimi di quegli anni. Il clima era unico. Eravamo una enorme famiglia e anche nel resto dell’ Italia c’era un clima di collaborazione tra i gruppi, tra i pochi gruppi che c’erano. Ricordo in quegli anni gli Excidium, Genital Grinder, Mortuary Drape, Necromass, Iconoclast, Monumentum… A Taranto si erano formati i Funeral Oration, e poi c’erano i Gory Blister, i Crepuscule, Atrocide ed i miei Aborym appena formati. Alle bands di oggi, ad alcune bands di oggi manca una sola cosa: la modestia. Oggi chiunque può registrare un disco. Basta un computer e un paio di softwares. Di conseguenza vengono fuori duecentomila band del cazzo al secondo, di cui l’80% sono buone come la merda e l’altro 20% se la tira come fossero i Duran Duran (che peraltro se la tirano meno di chiunque altro). Parlaci un po’ del rapporto con il tuo strumento. Autodidatta o lezioni? Lo hai suonato agli esordi, poi hai solo cantato, per poi riprenderlo negli ultimi tuoi progetti musicali. Insomma, qual è la dimensione che più senti parte di te: bassista o cantante? Ho iniziato a suonare il basso perché nel 1992 a Taranto era già stato un miracolo aver trovato un batterista e un chitarrista. Non ho mai preso lezioni perché con 20.000 lire al mese che mi passavano i miei genitori era già difficile campare… Mi comprai il primo basso grazie ad un amico (Charlie Bembo) che mi aveva detto che sarebbe dovuto andare a Siena: sapevo che li c’era l’Emporio Musicale Senese così gli chiesi di prendermi un basso usato. Andai a lavorare in campagna per un paio di settimane. Raccoglievo l’uva dalle 4 di mattina fino alle 12 e mi pagavano bene. L’ultimo giorno non ho sentito la sveglia e sono arrivato in ritardo. Il tizio che mi pagava si è incazzato, ha iniziato a sbraitarmi addosso, così l’ho mandato a fanculo, ho preso i soldi e me ne sono andato. Non avevo più il lavoro ma avevo in mano 150.000 lire ed erano sufficienti per comprare un basso, così tornai in città e portai i soldi al mio amico. Charlie tornò a Taranto con un Washburn nero stupendo. Quello fu il mio primo basso eh eh.. Iniziai a suonare da solo, esercitandomi con la band, ma posso dire di aver notevolmente migliorato la mia tecnica (anche se continuo a non considerarmi un bassista vero e proprio) grazie a Luca Rambo, il chitarrista di Funeral Oration. Posso dire di aver imparato a suonare il basso grazie a lui. La formazione dei Funeral Oration è rimasta sempre invariata a 4+1 (Marc Urselli)? Immaginiamo che alla base di questa unione c’era semplicemente una forte amicizia... Assolutamente si. Quando Luca Rambo mi chiese di fare un provino con Funeral Oration al basso io già avevo messo in piedi gli Aborym e già conoscevo i Funeral attraverso alcuni amici che li frequentavano. Nella nuova formazione oltre a Luca c’ero io, il nuovo batterista Rodolfo Russo che suonava nei Crepuscule (ex High Speed Death) e Nick Curri che in quegli anni scriveva diversi articoli su Flash magazine. Marc Urselli si aggiunse poco dopo e lui suonava in un gruppo electro-industrial metal che si chiamava M.e.m.o.r.y. Lab, gruppo in cui da li a poco saremmo entrati anche io e Nick. Come vedi le demo, crude e caotiche, precedentemente registrate dalla band, e come gestivate i lavori? Innanzitutto stiamo parlando di fine anni 80, era veramente difficile registrare un demo con pochi quattrini. Il sound di entrambi i demo era quello che era, ma la musica secondo me è agghiacciante su entrambi i nastri. “Domine a Morte…” è il mio preferito…I Funeral Oration hanno sempre avuto questo alone oscuro attorno, sono sempre stati particolarmente neri. Nick si è sempre occupato dei Funeral anche quando non era il cantante. Si occupava della loro promozione all'estero, si occupava di cercare contratti, si occupava della grafica, delle traduzioni e anche dei testi. Quando entrai nei Funeral proposi un paio di testi che avevo scritto qualche mese prima. Scrissi “Sursum Luna” e “The Age of Apotheosis”. I miei testi risultarono a tutti molto interessanti così decidemmo di comune accordo di usarli nel disco. Chi compose il lavoro di “Domine a Morte Libera Me”? La formazione prevedeva Luca, che è sempre stato la mente del gruppo nonché il principale compositore. Un tipo strano, parecchio strano… musicalmente lo considero veramente un grande. E’ un chitarrista fenomenale ed è un vero genio anche con il pianoforte e le tastiere. Poi Francesco, bassista Funeral Oration prima che vi entrassi io. Senza ombra di dubbio è stato il personaggio più serio e convinto, nonché il più “cursed” dell’intera storia dei Funeral. E’ attualmente uno dei migliori amici che ho. Giuseppe non l’ho mai frequentato più di tanto e non posso dire di conoscerlo a fondo ma non mi è mai stato molto a genio. Lo stesso vale per il vecchio batterista Pierpaolo. L’ultima volta che ebbi sue notizie era parecchio nei casini a causa dell’eroina. “Promo XXX A.S. 1995 E.V.”, come già si evince dal titolo, preannuncia ciò che sarà poi il full-lenght della band, ovvero il tanto acclamato “Sursum Luna”. Esatto. Quel promo fu registrato per usarlo come biglietto da visita. Avevamo bisogno di un contratto perché volevamo a tutti i costi fare un disco e quel promo-tape si rivelò una mossa azzeccatissima visto che da li a poco Avantgarde Music decise di farci firmare. Il promo conteneva brani che poi sono stati ri-registrati su “Sursum Luna”. Fondamentalmente è un disco parecchio “sudamericano” … Sepultura, Sarcofago e cose del genere mixate al black metal più europeo direi. Quale fu il motivo che li spinse a chiamare te e non qualcun altro? Luca mi chiamò e mi chiese se poteva venire con Nick Curri a vedere le prove di Aborym un giorno. Erano già destinati a sciogliersi visto che c’erano diversi problemi con il chitarrista e visto che non riuscivamo a trovarne un altro. Tanto più che da li a due mesi avremmo perso anche la sala prove di Via Mazzini… Insomma, la chiamata di Luca mi fece piacere anche perché avevo molta voglia di suonare. Il giorno dopo le prove mi chiese se volevo entrare nei Funeral Oration come bassista e io ovviamente accetta di buon grado. Credo chiamarono me perché ero un ragazzetto sveglio, avevo una fanzine, mi sapevo muovere già abbastanza bene nell'ambiente musicale e poi forse perché avevo i capelli lunghissimi e giravo sempre con ragazzine molto carine..eh eh … “Sursum Luna”, è molto elegante, ma pur sempre violento. Questo grazie anche a Marc. Cosa puoi dirci di lui Marc in quel disco ha scritto e registrato l’intro, le parti di piano sono di Luca. Io e Marc continuiamo a sentirci spesso via internet. Lui vive a New York da un bel po’ di anni e lavora presso gli Eastside studios. E’ il fonico live di Lou Reed, e lavora con gente del calibro di Sting, Eric Clapton, Mike Patton e molti altri. Ha fatto molta strada e peraltro ha lavorato per Psychogrotesque in veste di sound engineer a New York. Quel ragazzo è veramente in gamba! Ci siamo rivisti qualche mese fa a Taranto durante una rimpatriata al gran completo con tutti i vecchi Funeral Oration. Stiamo mettendo su la nostra etichetta discografica, Stridulation Records. Presto sentirete parlare di noi.. Come sono nati i vari brani ? Puoi parlarci dei giorni passati assieme a registrare i pezzi, come sono nati e tutto ciò che riguarda la fase di stesura ? I brani furono tutti scritti da Luca. Noi ci ritrovammo a provarli per quasi un anno per tre volte a settimana nella nostra sala prove. In studio non fu affatto semplice. Abbiamo registrato batteria e basso in presa diretta senza la possibilità di editare.. Registrammo direttamente su bobine in analogico… Poi furono sovra incise le chitarre e le voci con le tastiere… Il clima era ottimo, in studio ci sentivamo a nostro agio… si beveva molto. Nick si occupò di tutte le foto e delle immagini dell'artwork che, se ben ricordo, fu poi assemblato dai ragazzi di Avantgarde. Era molto bravo in queste cose, è tuttora un’artista di successo, un grande scenografo peraltro.. Le immagini sono ovviamente in tema con i testi del disco. Feedback raccolti grazie ai vostri live? Con i Funeral suonammo molto dal vivo e in breve questo gruppo divenne una sorta di cult-band proprio per i live estremamente violenti ed iconoclastici… Spesso portavamo sui palchi alcune statuette di Madonne che piangevano sangue.. a volte anche molto grandi.. tutte realizzate da Nick Curri… Verso la metà dei concerti iniziava a venir giù sangue. Ti lascio immaginare la reazione della gente. I live erano devastanti. Suonavamo molto bene e l’impatto era veramente violentissimo. Su internet fa bella mostra una notizia di una VHS intitolata “Depravazioni Cristiche Notturne”... E’ un vecchissimo live che registrammo a Grottaglie, vicino Taranto. Un concerto di quelli che si organizzavano un tempo, realizzati con mezzi di fortuna e apparecchiature che a stento si accendevano, ma alla fine c’era un coinvolgimento della gente che era totale. Quello fu uno dei live di Funeral Oration più estremi di sempre. Suonammo nel centro sociale di Grottaglie davanti a circa duecento persone accalcate. Il giorno dopo sul giornale di Taranto fu pubblicato un articolo intitolato “Messe nere nel centro storico di Grottaglie”. Conservo ancora quella pagina di giornale. Come mai gli Aborym si sciolsero dopo la pubblicazione di 'Worshipping Damned Souls'? Rinneghi qualcosa di quei periodi? Come ti dicevo prima io e il batterista Daniele Belvedere non riuscivamo a trovare un chitarrista che volesse suonare quella roba. Quando perdemmo la sala prove era veramente finita per noi e decisi di sciogliere il gruppo. Da solo non ce l’avrei mai fatta e per fortuna suonavo nei Funeral Oration. Per me gli Aborym sono sempre stati molto importanti e non ho mai perso interesse in questo gruppo. Avevo in mente di andarmene da Taranto un giorno, e avevo in mente di spostarmi altrove per cercare altri musicisti. Non ho mai digerito l’idea di fare parte di un gruppo che non avevo formato io e di cui non scrivevo la musica. Per me avere un gruppo significava crearlo dal niente e gestirlo a trecentosessanta gradi. Non rinnego niente, ma suonare con persone poco motivate non è il massimo credimi. Fatta eccezione per Daniele, Alex Noia e il chitarrista che provò con noi per qualche mese dopo di lui suonava come se dovesse farci un favore. Motivazioni zero. Non c’erano i presupposti per poter fare qualcosa di veramente serio li a Taranto. Era gente che pensava solo alla figa... Suonavano con noi perché spesso portavamo le ragazze nella sala-prove e alla fine andava sempre a finire che ci si ubriacava e si scopava. Ogni prova diventava un party. Il demo che registrammo non è male tenendo conto che era il 1993, ma non mi sognerei mai di suonare cose del genere oggi eh eh… Cosa ti ha spinto REALMENTE a spostarti a Roma, e rimettere in piedi la band nel ’97? Innanzitutto me ne andai via da Taranto per cercare di avere un futuro, non solo come musicista ma fondamentalmente come uomo. Se fossi rimasto a Taranto a quest’ora sarei diventato un pusher, un malavitoso oppure sarei finito in carcere. Credimi, Taranto è una città difficilissima. E’dura sopravvivere li ed è ancora più dura sopravvivere a Taranto svolgendo una vita legale e regolare. E’ quasi impossibile, soprattutto se poi vuoi anche suonare con un gruppo e fare qualcosa di serio in musica. Avevo appena finito le scuole superiori e decisi di tentare la fortuna a Roma. Li c’era un corso di grafica interessante, così sfruttai questa occasione per andarmene e provare a vivere a Roma. Presi una camera in affitto con altra gente e iniziai la mia nuova vita a Roma dove ebbi la fortuna di conoscere subito Cristiano Borchi e Gianluca Vecchio (rispettivamente cantante di Stormlord e chitarrista di un gruppo che si chiamava Journey Through the Dark…). Con loro iniziai ad uscire in giro per locali, si andava spesso ai concerti e grazie a questi nuovi amici ho avuto modo di conoscerne altri, tra cui quelli che poi divennero parte dei nuovi Aborym. Cosa rese 'Kali Yuga Bizarre' un gran disco? La grande fortuna di quel disco è stata l’assoluto menefreghismo con cui fu scritto e registrato. Voglio dire.. quando entrammo in studio nessuno ci conosceva, non dovevamo rendere conto a nessuno e volevamo semplicemente registrare un disco e lo volevamo fare senza nessuna pressione. Eravamo tutti molto ingenui e spontanei e forse queste sono anche le caratteristiche di “Kali Yuga Bizarre”, un disco che a detta di molti oggi è considerato un cult-album di musica estrema sperimentale. Ancora oggi è un disco unico, un album vincente, probabilmente perché ancora oggi nessuno riesce a suonare in modo così spontaneo e spavaldo, e in pochi conservano ancora quella passione e quell'entusiasmo. Scarlet si interessò a noi nel momento in cui fu inviato loro il famoso promo “Antichristian Nuclear Sabbath”. Stefano Longhi fiutò qualcosa in quei pezzi e il tempo gli ha dato ragione. Come spieghi il passaggio su varie etichette? A me non piace rimanere con la stessa etichetta troppo a lungo. Si perde entusiasmo a lungo andare e dopo al massimo un paio di dischi credo sia meglio cambiare e lavorare con gente nuova. Agonia è un’etichetta che sta crescendo molto e fino ad ora le cose vanno bene, molto bene. Vedremo quando si dovrà parlare di vendite, royalties, licenze e quant'altro. All'inizio tutto è sempre splendido, è un po come quando conosci una nuova figa...è sempre tutto al top, ma le situazioni di merda arrivano dopo, quando la fiamma iniziale inizia a spegnersi o quando magari conosci una tipa più interessante. I testi sono molto particolari: latino, inglese, italiano. Cosa rappresentano per te oggi? Esatto e più precisamente tra il 1995 e il 1997. Molti dei riff di Kali Yuga Bizarre furono scritti in quel periodo e ricordo che provai a suonarli con due chitarre grazie all’aiuto di un ragazzo di Grottaglie che si faceva chiamare Necrophiliac. Il testo di Roma Divina Urbs è sempre molto attuale, soprattutto per chi vive e frequenta Roma… Una città stupenda ma con mille problemi e piena di gente che non riesce a preservane la bellezza e la storia. Riguardo l’Impero Romano… non credo che Kali Yuga Bizarre sia una lode a tutto questo, c’è stata solo la parentesi di Roma Divina Urbs, ma per il resto nel disco si parlava d’altro. Oggi, all'Impero Romano preferisco di gran lunga la civiltà e la cultura Etrusca eh eh…Loro si che avevano capito tutto: mangiavano, giravano nudi, scopavano come conigli e vivevano in pace. Poi arrivarono i Romani… Come mai una cover dei Coil e un brano in spoken, in un disco già di per sé, particolare? Perché noi eravamo completamente estranei a cose come il business, alle scene musicali, ai giornali, agli addetti ai lavori… Non ci preoccupavamo di eventuali “conseguenze”… Eravamo come perenni ubriachi che non sanno cosa fanno eh eh.. La cover dei Coil fu una mia scelta ben precisa. Era uno dei miei pezzi musicali preferiti ed è stato il mio personale tributo ad un amico che per anni è stato al mio fianco e che un bel giorno decise di abbandonarmi e voltarmi le spalle senza un vero motivo. Come hai conosciuto Attila? Lo conoscevo per sentito dire e poi perché registrò le voci su De Mysteriis Dom Sathanas dei Mayhem. Inoltre lo conoscevo anche per i Tormentor. Entrai in contatto con lui grazie a Luigi Coppo che in quegli anni produceva il primo disco dei Plasma Pool. Spedii ad Attila un cd con alcune registrazioni di Aborym e alcune tracce di Antichristian Nuclear Sabbath. Il megero apprezzò molto i brani e ci sentimmo un paio di volte per telefono. Quanto sono stati importanti gli ascolti di dischi e artisti del genere EBM, Industrial e di quant'altro possa essere assimilabile all’Aborym-sound? Tutte estremamente importanti, ma Bathory e Current 93 sono state quelle più importanti in assoluto per me. Credo che sia importante la musica in generale e non farei diversificazioni in generi o sottogeneri musicali. E credo che sia fondamentale far tesoro delle esperienze sonore e artistiche di altri gruppi e musicisti per poi assimilarne determinate caratteristiche, reinventandole, plagiandole, combinandole e diversificandole, al fine di inventare qualcosa di unico e di innovativo. La musica esiste da sempre. Reinventarla è difficilissimo proprio perché tante cose sono state già suonate da altri. Quando ho ascoltato per la prima volta “The Downward Spiral” dei Nine Inch Nails ho iniziato a capire cosa sarebbero diventati gli Aborym. Dopo le prime due tracce di quel capolavoro ho iniziato a sudare come un maiale. A nostro avviso i migliori testi della band sono da ritrovare negli ultimi due lavori. I concetti di “Fire Walks With Us” non mi hanno mai preso abbastanza. Un tuo parere? Dovendomi dire oggi quali sono i testi migliori, quali citeresti e per quale motivo? Sono assolutamente d’accordo con te. Il testo di Horrenda Peccata Christi è un bel testo, così come alcuni di With No Human Intervention, ma per il resto credo che i testi più alti, quelli più interessanti ed intelligenti siano quelli presenti in Psychogrotesque. Senza ombra di dubbio. Il racconto di Psychogrotesque è motivo di enorme orgoglio per me. Quelli più maturi e completi sono quelli di Dirty, che ho scritto a Los Angeles. Cosa ne pensi della censura, e quanti problemi hai avuto a riguardo? La censura non è mai una cosa bella, ma non biasimo chi in passato ha deciso usarla contro Aborym. Nel modo più assoluto. Fortunatamente le persone che hanno innescato questi meccanismi poi sfociati nella censura sono stati allontanati e ora le cose sono molto diverse. Per fortuna c’è sempre tempo per cambiare e prendere decisioni importanti. Ultimamente qualche testina di cazzo (probabilmente) italiana ha pensato bene di segnalare a youtube il teaser di Dirty realizzato dal regista di “Morituris” Raffaele Picchio. Nel teaser ci sono immagini sicuramente violente, ma nulla che non sia stato fatto vedere su telegiornali e canali video su internet. Evidentemente qui in Italia c’è tanta gente a cui va in fiamme il buco del culo quando sentono il nome Aborym. E allora se ne stanno dietro i loro computerini del cazzo e fanno di tutto per creare problemi. Io mi faccio scivolare tutto addosso, come sempre, e ci rido sopra. 'Fire Walk With Us': il disco del fuoco. Come mai la scelta ricadde su quest’elemento di vitale importanza? Sentivamo il bisogno, un bisogno quasi epidermico di tributare un disco, il nostro disco a David Lynch e al suo modo di fare cinema assolutamente unico. Lynch per me è stato un punto di riferimento e Fire Walk with Us! È una sorta di tributo a lui. In quel disco ci sono alcuni passaggi tratti dal tema principale di Twin Peaks, scritto e diretto da Angelo Badalamenti. Lynch ha acceso il fuoco in me, io ho acceso un fuoco in suo onore. Sei d’accordo se definisco 'With No Human Intervention' un disco che suddivide la discografia in due parti? Una più sperimentale, e un’altra più “metal” cominciata con “Generator” ? Non sono completamente d’accordo visto che considero “Psychogrotesque” ancora più sperimentale e avanguardistico rispetto a “With No Human Intervention” ma rispetto la tua opinione. E quando ascolterai “Dirty” capirai dove siamo arrivato dopo tutto questo lungo processo evolutivo. WNHI è quasi una jam-party con vecchi amici: cosa puoi dirci di tutte le persone che ti hanno aiutato ad arricchire il materiale nel disco? Collaborare con altri musicisti e amici ha un valore indicibile. E’il massimo! E ogni collaborazione ti lascia sempre qualcosa.. ricordi, aneddoti.. cose strane realmente accadute.. Ho solo ricordi piacevolissimi legati a questa gente, soprattutto per Mick Kenney…e Roger Nattefrost Com'è stato il tuo rapporto con la tecnologia, e come ti piace lavorare, soprattutto ora che non c’è più Nysrok? Ora lavoro in modo molto più rilassato e serio, soprattutto perché ora c’è Paolo Pieri. Paolo è un amico innanzitutto. E me lo ha dimostrato con i fatti. E’ un chitarrista fenomenale, molto creativo, ha una tecnica spaventosa e le sue idee sono veramente schizoidi. Per Aborym è l’ideale, e non è un caso che da quando c’è lui siamo usciti con due dischi, di cui uno doppio (Dirty), nel giro di tre anni. Quando lavori con gente sera e motivata le cose funzionano sempre molto bene. Nysrok appartiene al passato e non parlo di lui. La tecnologia avanza, l’importante è stare al passo con i tempi e cercare soluzioni li dove è possibile trovarne. E’ cambiato l’approccio verso la tecnologia: in passato lavoravamo al fine di riuscire a simulare qualcosa di tecnologicamente complicato, oggi lavoriamo per creare qualcosa da zero partendo da ciò che abbiamo già sperimentato. Rispetto al passato ora abbiamo molta strumentazione, tastiere, sintetizzatori, softwares, VST. In passato non eravamo neanche in grado di capire come si usava un cut-off mentre oggi possiamo scrivere un brano addirittura in midi. Alla fine quindi, si tratta sempre di suggellare come un patto fra veri amici, con la musica che si ama... Per me la musica è unione. Se non esistono amicizia e stima alla base prima o poi va tutto a farsi fottere. Per me è fondamentale lo spirito di squadra, l’essere sempre aperto ad accogliere le idee di tutti, e magari modificarle se proprio si tratta di cose che non suonano come vorremmo. Ma è veramente importante che ci sia partecipazione, in ogni senso e in qualsiasi cosa che riguarda la band, dalla musica fino alla grafica di un disco. Il lavoro finito dev'essere figlio di tutti coloro che ci hanno lavorato. Per me questo è di fondamentale importanza. All'inizio Aborym non erano tutto questo. Ognuno faceva come cazzo gli pareva e i rapporti tra di noi si sono rovinati proprio perché mancava un vero e poprio spirito di unione, di intenti e di obiettivi. Ora invece lavoriamo in sintonia e in un clima di totale libertà. Ed è stupendo. Perché le cose vengono fuori senza paura e senza paranoie reverenziali. Quando ho registrato le voci di “Dirty” ero consapevole di aver fatto un’ottimo lavoro, ma ho passato una settimana intera in un completo stato di paranoia, perché Paolo era in tour e non aveva ascoltato una singola parola delle voci del disco nuovo. Quando ha sentito i pre-mix mi ha mandato un messaggio: “hai fatto un lavoro spettacolare, complimenti”. E mi sono caricato ancora di più. In Aborym tutti sono tutto, e tutto deve soddisfare tutti, altrimenti si prova, si modifica, si cambia e si ricambia tutto fino a quando tutto non gira alla perfezione. Secondo te perché all'estero siete stati maggiormente apprezzati? Negli ultimi anni siamo molto apprezzati anche in Italia, te l’assicuro. Credo che l’Italia sia fondamentalmente un paese di pecoroni e questo mio pensiero andrebbe esteso in tutti gli ambiti, compreso quello musicale. Tra tutti questi pecoroni in Italia ci sono alcune eccezioni che fanno del nostro paese qualcosa di cui poter andar fieri e anche questo concetto andrebbe esteso a tutti gli ambiti, compreso quello musicale. In due parole dico che il nostro paese è fatto di tanti stronzi e dico che ci sono alcuni meno stronzi che riescono a fare grandissime cose, ma fondamentalmente sempre un paese di stronzi restiamo. E ognuno ha ciò che merita. Tutto il resto è pura retorica e preferisco parlare, se vuoi, di Aborym senza necessariamente entrare in argomentazioni generaliste come le scene, le potenzialità di questo o di quello, i meriti o i demeriti in base al contesto o habitat.. Penso che quando ci sono i meriti l’opinione del pubblico è pronta ad accorgersene e a valorizzarli. Poi, se vuoi fare un esperimento, prova ad andare su un forum e a postare qualcosa che riguardi Aborym. In pochi minuti leggerei stronzate che ti faranno piegare in due dal ridere e quando chiderai a qualcuno un email o magari un incontro dal vivo in giro per la città capirai che si tratta solo di fantasmi. Gente che sta nascosta dietro un pc a sparare stronzate. Questo succede con tanti altri gruppi. In Italia non riescono proprio a capire come si supporta un gruppo. Si sentono tutti scavalcati, brucia il culo a tutti, perché qualcuno è riuscito a fare qualcosa in più di loro e invece di apprezzarlo e andarne fieri cosa fanno?? “ ... Bla bla bla bla bla bla bla ... “. Prova a chiedere ad un gruppo straniero che ha suonato qui in Italia “cosa ne pensi dell’Italia”. Ai tempi di WNHI dichiarasti che avevi messo su un progetto EBM chiamato Plasma: che fine ha fatto? Puoi spiegarci in cosa consisteva? Si, dovevano essere la continuazione di ciò che erano i Plasma Pool, ma l’impostazione virò verso sonorità meno industrial e più electro. Esistono 5 o 6 brani.. Ho conservato i master e i progetti di Cubase… Ma non è mai stato pubblicato niente. Il gruppo era formato da me e da Daniele Belvedere. Ma con il passare del tempo non se ne fece più niente e preferimmo dedicarci al progetto Cybertron, un live set hardhouse-tecno-trance…Durò poco perchè arrivai alle mani con Daniele, litigammo e andò tutto a puttane anche con Cybertron. Sono poi passati tre anni per concepire un disco come 'Generator'. L’anima più “metal”, come dicevamo, della band, esce pesantemente, a discapito della vena più elettronica e folle della band. In verità, te ne importa poco di quanto la gente abbia apprezzato o meno questa ennesima svolta nel sound Ma no, è sempre gratificante sapere che la gente apprezza quello che suoni. Per quanto in molti considerano “Generator” il disco più “metal” di Aborym, io credo che a suo modo sia parecchio innovativo e molto sperimentale, soprattutto per l’uso delle voci e dei synth. Per noi è stato un disco molto importante, soprattutto perché è stato un album di transizione tra il passato e il futuro e soprattutto perché era il nostro primo album senza Csihar dietro i microfoni. Come hai conosciuto Prime Evil? Preben venne a trovarci in albergo ad Oslo quando suonammo ad Inferno Festival. Venne assieme a Robin Malmberg, sempre dei Mysticum. E’inutile che io ti dica che non abbiamo passato il tempo a giocare a carte o a guardare documentari sugli orsi polari.. In breve tempo divenimmo grandi amici e iniziammo a frequentarci anche in privato. Andavo spesso ad Asker a casa sua, ci rimanevo anche per intere settimane. Andavamo spesso a pescare, parlavamo molto… insomma eravamo molto amici, soprattutto fuori dall’ambiente musicale. Fumavamo, mangiavamo funghetti e guardavamo per ore documentari di David Hyke sulle cospirazioni aliene. Ora Preben ha altre priorità nella sua vita, come è giusto che sia. Ha avuto una figlia e ora si sta rimettendo in discussione con i Mysticum. L’artwork “spento” in scala di grigi di 'Generator' segue una serie di artwork tutti basati su dei colori più “accesi”. C’è un significato particolare, oltre a quello di riflettere le liriche e il concept del disco? Trovo tu sia veramente molto attento a dettagli che non credevo potessero essere colti dalla gente. In effetti abbiamo usato il bianco e nero in scala di grigio per enfatizzare il grey-mood dell’album e in concept dei testi. Doveva essere un modo per resettare, diciamo… Uno modo per azzerare tutto e ripartire da un ambientazione asettica.. clinica.. emarginante. Daniele Mariani è un ragazzo veramente in gamba, lo saluto! Oltre alla “questione” Void Of Silence, negli sei anche apparso numerose volte come guest, oltre ad aver inaspettatamente chiuso il capitolo Malfeitor. Cosa porti con te come ricordi riguardo il capitolo VOS e Malfeitor, e cosa puoi raccontarci delle altre tue partecipazioni? Non ho nessun problema a parlare di Void of Silence. E’ un dei gruppi in cui ho suonato e resta una parte importante della mia vita. L’epilogo non è stato dei migliori, ma i due dischi che ho registrato con loro sono stupendi. Entrai nella band come vocalist.. non ricordo la dinamica, ma conobbi Riccardo Conforti.. si creò una bella amicizia e poi lui mi chiese di lavorare con loro. Accettai perché la musica era veramente ok per me... Poi un bel giorno, nel bel mezzo di un periodo particolarmente incasinato della mia vita in cui la cosa più normale che facevo era farmi di speed e coca, Riccardo mi chiama e mi chiede di controllare l’account di posta elettronica di VOS. Lui sarebbe dovuto partire in vacanza, così mi ha lasciato i dati d’accesso e mi ha chiesto di controllare la posta. Detto fatto. Quando sono entrato nella posta di VOI ho trovato un paio di email che qualche giorno prima si era scambiato con il boss della Code 666, Emiliano, in cui si lamentava di me in ogni modo. “Non voglio più Fabban nel gruppo, è un tossico di merda, è uno stronzo ecc ecc ecc”. Il minimo che potessi fare dopo aver letto quelle cose è stato mandarlo a fanculo e lasciare il gruppo. M.e.m.o.r.y. Lab era un gruppo in cui suonavo parallelamente nel periodo in cui entrai nei Funeral Oration. Con loro suonavo i synth e ricordo che facevamo tanti concerti in giro.. il più bello quello con i Kebabtraume.. Nei Deviate Ladies suonai il basso in alcune tracce di “Religious as our methods”. Con Atum (Malfeitor), non sono più amico da tempo. Non mi sono comportato molto bene con lui e lui non si è comportato molto bene con me e con il resto del gruppo, che poi si è sciolto. E’un bravo ragazzo comunque, un bravo batterista. Spero stia bene. In passato mi ha salvato il culo in più occasioni e non l’ho mai ringraziato abbastanza per quello che ha fatto per me. Poi le cose sono andate a puttane e non ci siamo mai più rivisti. Cybertron era una sorta di live-set completamente elettronico, facevamo live in alcuni rave o techno-party.. la musica era una sorta di hard-house- echno trance parecchio londinese.. bella roba! In Kalki Avatara ho fatto alcune linee di voce su un brano, stessa cosa con i Vidharr. Con Stormlord ho fatto solo alcuni concerti al basso. Aborym, beh, sono al sesto album ufficiale intitolato 'Dirty', che uscirà a Maggio in Europa e i primi di Giugno in USA e Nord America. C’è un grande fermento attorno a questo doppio album, senza ombra di dubbio il disco più incredibile di tutta la storia del gruppo. Alcune persone e alcuni cari amici mi hanno scritto i loro commenti sul disco e ho avuto la pelle d’oca per ore leggendo.

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