REDEFINE THE INFINITE: Storia di un artwork
La copertina di un album ha un’importanza basilare nella espressione artistica di un musicista o di una band, perché è in fin dei conti una dimostrazione d’arte e rappresenta l’artista a livello figurativo. L'artwork di un disco è inevitabilmente una presentazione, sia dell’album, sia del musicista, che nasce dalla scelta di potersi esprimere musicalmente ed esteticamente. Esse non sono mai scelte a caso, anzi, la loro creazione a volte può essere un arduo compito, poichè, che piaccia o meno, la copertina suscita un'impressione e conseguentemente anche una critica. Quindi perchè non recensirle? Ecco perchè nasce Art Over Covers: l'intento è quello di dare voce alle copertine degli album.
Lasciarsi andare a capofitto giù da una scogliera, fotografando il mare durante la discesa. Scattando a pelo dell’acqua, prima di schiantarsi, come accadeva nel cortometraggio di Mario Vitale, “Il Tuffo”. Andar morendo per riemergere di nuovo, dal pelo dell’acqua. Quello specchio che rigetta il cambiamento, ma anche che si lascia oltrepassare, ringhiando ed eruttando verso il cielo. Mare e spazio che si confondono e somigliano per gamma di blu, per mancanza di ossigeno. Come l’Highlander che prende coscienza della sua immortalità – respirando sott’acqua – del suo essere infinito. Infinito è l’uomo che ritorna alla sua origine; quella placenta che deforma e uniforma. Il volto che è mera identità dell’uomo, che si oppone come essere finito all’infinito dell’uomo stesso. Ma l’uomo è un essere prevalentemente cieco, che vede il buio in fronte e non scorge, non percepisce la luce divina sul suo capo. Luce che rischiara chi sa cogliere la verità e con vigore la tiene per la cintola. Luce che getta oscurità a chi sa cogliere la verità e con vigore si sgretola. L’uomo che è vecchio e giovane al contempo. La Cabin Fever Media del chitarrista svedese Niklas Sundin (Dark Tranquillity), realizza la cover di “Redefine The Infinite”, album d’esordio della band metal italiana AdFinem. Colori pastello a gradazioni fredde che gelano o scaldano, che rilassano o inquietano. Il volto come centro dell’Io, immobile tra oscurità e salvezza. Un Io infinito in quarantena, in stand by tra la vita e la morte, il cambiamento o la dissolvenza. Un’immagine che è un racconto della vita. Ci prende dentro e ci lascia per un attimo riflettere, perché ha il potere di non dire, di lasciare a noi decidere cosa vedere. Che strada percorrere.
A cura di Alberto Massaccesi
Per ulteriori approfondimenti: http://artovercovers.com/
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