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DEATH METAL ELITE SQUAD: Quando il gioco si fa duro

Dmes

Mentre sulla carta stampata in uscita maggio si fanno grossi passi in avanti per l'informazione metallara e per l'umanità intera, proponendoci approfondimenti di copertina di primissimo pelo come il periodo Bayley e gli anni di 'The Number of The Beast' (sì, Iron Maiden ovunque, e non hanno date in Italia nè album appena pubblicato), qui nella cripta si comincia ad assaporare la carne tenera dei cardellini che ogni tanto si avventurano quaggiù. Nell'attesa di scapocchiarci definitivamente e perdere il lume della ragione con uscite in successione di Dying Fetus, Suffocation, Origin e Pathology, la morte è stata particolarmente magnanima. Lo è sempre, in realtà. Basta saper cercare nei posti giusti, in quelle bettole in cui evidentemente vi indicheranno una volta in meno lo scoop su quella volta che nel 1983 Dickinson aveva starnutito mentre stava facendo un rutto, ma una volta, dieci volte, cento volte in più album che passano sotto traccia proprio a causa di linee editoriali accartocciate su un passato troppo noto e su un presente lasciato in balia della nostalgia fine a se stessa. Anzi, sapete cosa faccio? Vi presento delle persone per cui il metal è più che una passione, allargandomi poi al loro album più recente. Chiamateli supergruppi, chiamateli superuomini, l'importante è non farvi sentire da me mentre vi lamentate che "le nuove uscite fanno tutte schifo, gne gne gne".

Davide Billia è un ragazzo di trent'anni che ha semplicemente suonato la batteria su alcuni dei migliori album brutal death degli ultimi tempi e mi stupisco che non abbiano già fatto dei santini da distribuire all'inizio di ogni corso di batteria per metallari. Per dirne una il nuovo ottimo Antropofagus, intitolato 'Methods Of Resurrection Through Evisceration' (per gli amici M.O.R.T.E.), sembra quasi di ordinaria amministrazione (!!!) rispetto a tutto il resto del suo curriculum, impressionante come il suo stile, ma che non riporto perché se no mi finisce lo spazio per parlare del suo primo album nei Pit of Toxic Slime, in cui militano altre colonne portanti dell'estremo tricolore: c'è Massimo dei troppo presto dimenticati Vomit The Soul (ma anche in Clitoridus Invaginatus e Fecal God, tra gli altri), ora nei Precognitive Holocaust Annotations e compagno del Billia negli immani Xenomorphic Contamination, e infine Maurizio che ho apprezzato tantissimo negli Stench of Profit, di cui è appena uscito uno split con i Mindful of Pripyat. Ma basta nomi, recuperateli tutti e avrete un quadro della situazione florida (più che la stessa Florida!) che stiamo vivendo in questo periodo e siamo fortunati a viverlo di persona. Aggiungete alla lista 'The Ferocious Conquest of The Slum' (Death Metal Industry, un'etichetta dal potenziale di fuoco in crescita enorme) perché è una camminata imperiosa su un red carpet composto da corpi mutilati e frattaglie. Forse è tra le cose più americane che i tre musicisti abbiano pubblicato fino ad ora, e per americane intendo: tamarro, autoironico e di grande spessore tecnico. Le influenze slam sono più organiche e tutto è più naturale rispetto al primo EP ('The Thin Line Between Arrogance And Violence'), sia nei riff più classicamente brutal che nella ennesima eiaculatoria prestazione di Mr Billia, a suo agio anche con gli stacchi da Dying Fetus prima maniera e dando la spinta giusta nei passaggi più rallentati. Ventiquattro minuti divini.

Jonny Petterson è un indaffaratissimo svedesotto che ai più sarà noto per essere l'attuale cantante e bassista dei resuscitati Wombbath nel loro 'Downfall Rising' di un paio d'anni fa, ma che ha anche immolato le sue carni nei tre album in tre anni consecutivi con gli Ashcloud, ha fatto qualcosa di più tecnico in precedenza coi Syn:Drom, e quest'anno ha fatto esordire i Pale King e creato un progettino fai da te chiamato Henry Kane. Ecco, non è l'attaccante del Tottenham, che tra l'altro è Harry, ma il cattivo del secondo film della serie 'Poltergeist' (e su Wikipedia ho scoperto che ne esiste anche un terzo, ohibò, non lo sapevo). 'Den Forstorda Manniskans Rike' (Transcending Obscurity Records) è esuberante, eccessivo, scalmanato e quindi è tutto quello che un album veramente estremo dovrebbe essere. Se volessimo trovare un antecedente nelle vecchie cose fatte da Petterson, al massimo saremmo dalle parti degli Ashcloud, ossia quelli che più sono vicini al vecchio suono svedese di fine anni Ottanta, ma in realtà Henry Kane ha tra i suoi punti di forza un approccio grind/crust che nobilita le quindici tracce e le rende appetitose, croccanti e assassine. Non nascondo che questo tipo di visione a cavallo tra death e grind, tra Necrophobic e Terrorizer, tra Entombed e Nasum, è dannatamente affascinante e non solo si gode parecchio, si può anche analizzare come il cantato di Jonny è molto più libero di vagare nelle praterie della follia rispetto ai suoi altri gruppi.

Luca Indrio per me era semplicemente il bassista dei Vastum, autori di una tripletta di album pesanti, intensi e con una vena di personalità che nel death metal si fatica spesso a vedere. Ora è un esempio da seguire per quanto riguarda l'unione tra death metal e DIY. Probabilmente i gruppi su cui punta di più sono gli Acephalix e i Necrot. In questi ultimi suona anche la chitarra e canta e alla batteria ha in dotazione il motore ritmico degli Atrament e dei Rude. Qualche tempo fa mi arrivò la raccolta delle tre demo, 'Into The Labyrinth', da parte della Sentient Ruin e non so per quale folle motivo non me ne ero occupato. Maledizione che mazzate! Imprecazione che, con termini molto meno educati, ripeto tutte le volte che ascolto pezzi di Atrament e Acephalix. A differenza di questi ultimi, che sono molto più diretti e punk, i Necrot restano fortemente attaccati al death old school e mantengono un suono più cavernoso e col riff manesco e corposo al centro di tutto. 'Blood Offerings' (Tankcrimes Records per i cd / Sentient Ruin Laboratories per le cassette) è molto migliore come produzione (mastering agli Audiosiege, mica pizze e fichi secchi ) e come scrittura rispetto ai vecchi brani, una incontaminata e appassionata venerazione per i primi Autopsy, Incantation e Asphyx, con divieto implicito, ma molto evidente, di andare oltre, verso le contaminazioni, le svisate tecniche, l'incomprensibilità di certi gruppi brutal o le voci pulite che tanto si portano oggi. No, il sacrificio dei Necrot è molto più semplice e scorrevole, come il coltello arrugginito che penetra la tenera pelle dell'infante che vedete in copertina. Ma d'altronde non sarebbe death metal se si cambiasse anche solo una virgola dei monoliti di decadenza proposti dai Necrot e delle tante altre band come loro. Se riesci a fare pezzi abbastanza lunghi (dai quattro ai sei minuti) e contemporaneamente dar loro una forma canzone ("Shadows and Light", ad esempio), senza dimenticare di essere violento e maligno, hai capito tutto del death metal e soprattutto riesci a proporlo in modo eccellente agli ascoltatori. Se non lo compri in cassetta godi solo a metà.

Contatti:
Transcending Obscurity Records: https://it-it.facebook.com/transcendingobscurity/
Sentient Ruin Laboratories: https://www.facebook.com/SentientRuin/

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