WALLACHIA: Monumental Heresy
data
14/05/2018Quarto tassello per la discografia dei norvegesi Wallachia. Attivi dal lontano 1992 hanno una discografia composta di soli quattro albums, con un silenzio di dieci anni tra il primo e il secondo capitolo. Oggi, dopo sei anni, riecco un full-length che continua idealmente sulle vie tracciate dai precedenti lavori in studio. Come dicevamo poc’anzi, tempi dilatati per una carriera certamente vissuta nel panorama underground, poco avvezza alle mode e a ciò che la massa richiede. Limpide citazioni al pagan dei Windir hanno lasciato spazio alla più corposa presenza delle orchestrazioni, per arrivare oggi a tinte gothic. Monumental Heresy racchiude certamente in sé sfumature epiche, il tutto impreziosito da petali rosso sangue che vengono poeticamente sostenuti da voci femminili. Ci viene da pensare ai Cradle Of Filth in una chiave sicuramente più pagana e vicina alle strutture dei già sopra citati Windir. La furia delle ritmiche e l’intensità di una voce corposa e su tonalità lontane da quelle di Dani lascia poi spazio a melodie avvolgenti, grazia che ammalia e che con femminile voluttà rapisce i sensi. Un vortice di note ci scaraventa lontano, facendoci atterrare su rovi che lacerano. Inermi volgiamo lo sguardo verso il cielo, sangue che scivola lungo spine e che cade su pupille ebbre di immagini estatiche. Tappeto di rose, vento gelido che ne alza i petali fino a pungere dentro l’anima. Album dagli alti importanti, in cui poi ritroviamo passaggi a vuoto nell’istante in cui ravvisiamo un certo senso di deja-vu negli sviluppi dei brani. Delizioso l’uso del violoncello, tonalità la sua che si sposa perfettamente con le tastiere e con le sinfonie più evocative del full-length. Rovine intrise di bellezza e storia sprigionano fascino da un decadimento che ne esalta i misteri, i dramma e la storia. Natura ne inghiotte le mura, giardino selvaggio in cui avvenenza resta immutata, seppur ora “disordinata”. Vi consigliamo allora di lasciarvi andare in questo rigolo di lacrime, epico crescendo che per intimità, gotica e decadente essenza riesce a stregare. Refolo di scompiglio che non vi deluderà e che speriamo sia l’inizio di una lunga serie di dischi per i Wallachia la cui personalità però dovrà necessariamente prendere il sopravvento se vorranno fare quel salto di qualità in più.
Commenti