VODOO CIRCLE: Broken Heart Syndrome
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01/03/2011Il primo capitolo di due anni fa non aveva fatto gridare propriamente al miracolo. Alex Beyrodt (ex-Sinner e Primal Fear) ci riprova più o meno con la stessa formula, con gli stessi protagonisti e, forse, con una rinnovata voglia di cambiare un attimo. Mixato da Dennis Ward, prodotto egregiamente dallo stesso Alex, al primo ascolto ci si rende conto che potremmo essere di fronte ad un nuovo disco degli Whitesnake. Anche lo stesso singer David Readman (Pink Cream 69), rasenta l'emulazione di Coverdale, la parti di chitarra di Alex sono pregevoli e di certo non nascoste ai più (una sorta di Blackmore misto ad Impellitteri); ciò che però convince a dispetto del primo capitolo è la qualità dei brani che, ispirazioni e scopiazzate a parte, sono più che pregevoli. La brillante e tirata opener "No Solution Blues" è una bomba, la pseudo-ballad "Devil's Daughter" se fosse stata cantata da Glen Hughes, quest'ultimo avrebbe potuto citarli in giudizio per plagio. Più vicina ai Pink Cream 69 "This Could Be Paradise". Raffinato e pregevole la costruzione alla Dokken di "When Destiny Calls" con un inciso di tutto rispetto. Molto "Highway Star" come intenzione e parecchio Malmsteen come risultato "The Heavens Are Burning". In pratica il disco è più che buono, ottimi spunti ed ottime intenzioni, alcuni brani sono eccelsi, il più grosso neo è forse la mancanza di identità, sul fatto che Readman ogni tanto esageri nell'emulare, cosa che nella sua band di origine non è poi così marcata. Lontano anni luce dai Primal Fear, molto molto meglio del solista di Ralph Scheepers.
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