VALKIJA: AVENGERS OF STEEL
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06/07/2005Vengono dalla Sicilia i Valkija, band il cui nome circola da tempo negli ambiti HM più oltranzisti e che ho avuto finalmente occasione di ascoltare, grazie alla produzione della sempre più capillare Sonic Age. Con un titolo come "Avengers Of Steel", i nostri non potevano presentarsi meglio alle orecchie del pubblico: heavy metal priestiano fino al midollo con tutti i crismi e gli stereotipi del caso, titoli e abbigliamento compresi! Elemento di indubbia particolarità all'interno del disco sono le female vocals di Zoraija, vera metallara vecchio stile, la cui presenza per un attimo mi aveva fatto temere indegni inserti pseudo-lirici (si sa mai che i Nightwish si siano infiltrati pure tra le fila dei metallers più puri), ma che invece si conferma come validissima screamer di scuola ottantiana, sulla scia della Doro più aggressiva e, per fare un paragone nell'altro sesso, del Rob Halford più acido di "Ram It Down" e "Screaming For Vengeance". Parlo di elemento di particolarità perchè in effetti (a malincuore) c'è da dire che nei Valkija di originale e personale si può sentire ben poco altro. Vuoi il genere ormai abusato, vuoi una formula fin troppo sicura e "vincente per forza", ma i Valkija non riescono a crearsi una nicchia nel sempre più affollato panorama di fedelissimi dell'acciaio: i riff rubacchiati a "Painkiller" ricordano i passi meno fortunati della carriera dei Centvrion, i quadratissimi mid-tempo sono di diretta discendenza Accept/Saxon ("Metal Heart" e il suo riffing sembrano aver letteralmente plagiato il modo di suonare di John Turturro), e in generale l'impressione è quella di una band carica sì di grinta, ma fin troppo devota agli schemi creati dal Prete di Giuda. Non basta la voce di Zoraija a rendere onore a brani stereotipati quali "The Last One" (l'ennesimo clone della title track del disco più famoso dei Judas), anche se invero il lentone di lovecraftiana memoria "The Unknown Kadath" è salvato proprio dalla valida prestazione dell'ispirata cantante... notevoli invece le escursioni epiche della potente "Sign Of The Hammer", che insieme alla cupa "Eyes Of The Shadow" mostra una faccia lievemente più ruvida dei Valkija, anche se non riesce in alcun modo a lenire la preoccupante carenza di personalità della band.
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