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THUNDER: SHOOTING AT THE SUN

data

09/10/2003
80


Genere: Hard Rock
Etichetta: Frontiers
Anno: 2003

I Thunder hanno scritto alcune delle pagine più belle del hard europeo. E sono tra la poche band del genere (certamente non un trend, considerato anche il loro pieno periodo di attività in epoca grunge) riuscite a riscuotere un notevole successo (sinceramente inaspettato, soprattutto in patria). Ma in fin dei conti il gruppo non si è mai sciolto, visto che il duo Bowes/Morley, nuvola e fulmine che completano la tempesta, ha proseguito l’attività dall’ufficiale abbandono del gruppo dalle scene fino alla reunion attuale(insieme hanno pubblicato lavori proprio con quel monicker e con un sound non tanto distante da quanto fatto precedentemente con la band madre). Ed il discorso continua con questo nuovo, interessante argomento, che riprende i temi delle prime produzioni e li ripropone con una vena ancora più bluesy rispetto al passato ma con invariato impatto emotivo, se non più eclatante. Ritmiche cadenzate e mid-tempo, infatti, si sprecano, coadiuvano il dibattito distribuendo tempi a tutti gli altri strumenti, e su cui la voce magnetica di Bowes interviene a sostenere tutte le tesi espresse dagli altri: giogioneggia nella festosa e sbarazzina “Laughing At The Judgment Day”, intavola una amara riflessione sia in “A Lover, Not A Friend” sia in “The Man Inside”, due classicissime ballad che ammutoliscono, che iniettano quiete e pensieri e che, in questi momenti in cui l’autunno prende a calci l’estate trasformando giorno dopo giorno l’intero paesaggio come sua abitudine, lasciano strascichi malinconici che affondano tra le foglie ingiallite cadute in strada e le prime penombre infreddolite. Ed in questo paesaggio la presenza di Morley è essenziale, lo si intravede ovunque mentre passeggia con Page e con lo spirito di Hendrix. Ma il tutto è solo una immagine coeva, istantanea ed altrettanto labile, cambia a seconda delle stagioni e si concede ad ogni tipo di modifica così come l’intero disco, affollato di clamori e sensazioni delle più disparate e di cui tutti gli astanti non potranno fare a meno portarne via qualcuna. Questo è hard rock in tutte le sue sfumature e della migliore tradizione, ed io mi porto dietro tutto (lo so, sono un ingordo nonché paraculo) perché certa musica cavalca sempiterna il Tempo, e non voglio certo ritrovarmene senza anche in un’ipotetica altra vita. Voi?

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