THE OCEAN: Pelagial
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17/06/2013Novello "Ventimila Leghe Sotto I Mari" (Jules Verne), 'Pelagial' dei tedeschi The Ocean nasce come viaggio nelle profondità degli abissi oceanici e come tale necessita della giusta predisposizione mentale per essere affrontato al meglio, per essere compreso, per essere apprezzato. Un ascolto superficiale potrebbe fuorviare, o peggio far disprezzare il contenuto, facendo apparire ad un orecchio distratto la musica ivi contenuta come un calderone di stili slegati tra loro o comunque mal amalgamati. In realtà le cose sono ben diverse: nato inizialmente come unica pièce strumentale e distinto successivamente in brani separati per pura comodità fruitiva e con l'aggiunta delle vocals, 'Pelagial' è stato studiato ed approntato dalla band con estrema meticolosità e mettendo in campo tutte le enormi potenzialità tecnico-compositive a propria disposizione, al fine di trasformare questa opera quasi come uno di quei film "sottomarini" ("Das Boot" su tutti, a detta del leader Robin Staps) in cui tensione, claustrofobia, buio ma anche speranza si alternano turbinosamente nell'animo dei protagonisti. Ebbene signori, dopo attentissima analisi, possiamo affermare che il risultato finale è di livello eccelso e mantiene fede a tutte le attese dei fan e a tutte le speranze ed intenzioni della compagine berlinese. Stilisticamente parlando, stavolta i The Ocean han fatto le cose davvero in grande senza risparmiarsi neanche per un attimo, andando a toccare lidi sempre diversi pur mantenendo una forte identità di fondo che mai li ha abbandonati negli anni. Quindi non stupitevi se nel giro di una manciata di brani vi ritroverete a scorgere le più disparate influenze, dai Between The Buried And Me ai Poison The Well, dai Mastodon agli ultimi Dredg, passando per Isis e Meshuggah e fondendo il tutto in maniera talmente sublime da non farvi dubitare neanche per un secondo di avere a che fare proprio con gli autori dell'immenso 'Precambrian' (2007) e confermando in voi la convinzione che questi ragazzi siano dei geni inarrivabili. E' impressionante l'efficacia dell'incedere dei singoli brani, in una progressiva discesa negli abissi oceanici, partendo da atmosfere ariose e melodiche fino a soluzioni sempre più asfissianti e claustrofobiche, proprio ad evocare l'aumento di pressione e buio durante l'immersione, il tutto corroborato da sample "oceanici" (spesso tratti proprio da pellicole del genere) che ti permettono di affrontare un vero e proprio trip come pochi al giorno d'oggi tra le profondità degli abissi, vera e propria metafora di un viaggio all'interno della psiche umana. Che facciate o meno ritorno poco importa: mettetevi comodi, distendetevi, spegnete le luci, inforcate le vostre migliori cuffie, alzate il volume, prendete un bel respiro e lasciatevi andare.
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