THE END MACHINE: The End Machine
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22/03/2019I The End Machine non sono altro che la classica formazione dei Dokken...senza Don. George Lynch, Jeff Pilson e Mick Brown assoldano l'attuale singer dei Warrant, Robert Mason, ed il gioco è fatto. Il disco omonimo è un lavoro che si discosta, utile dirlo, dal consueto class metal che ha reso grande il quartetto americano, mentre si avvicina molto a quello dei Lynch Mob (seppur non così grezzi e blueserecci come la "seconda" band del buon George). 'The End Machine' è un lavoro di hard rock americano ricco di sfumature ora classiche, ora street rock. I brani in genere si fanno piacere, hanno tiro; a volte più cadenzati, in altri momenti diretti e dinamici, ma in alcuni momenti (come la prima parte del disco dove figurano pezzi meno ispirati), non lasciano segno. Dal proiettile sparato nel vuoto "Ride It" si comincia a ragionare, e canzoni come "Hard Road" e la bellissima "Sleeping Voices" giustificano l'acquisto dell'album. Anche Lynch mostra muscoli e tecnica nella seconda parte, mentre la sezione ritmica non sbaglia mai un colpo dall'inizio alla fine. E Mason? La vera sorpresa, se di sorpresa possiamo parlare: a suo agio in ogni brano, li modula e li modella con naturalezza, confermado di poter aspirare a qualcosa in più rispetto a quanto possano dargli gli attuali Warrant. La spensierata, ma non troppo "Life Is Love Is Music" chiude il disco, ed a fine ascolto una domanda sorge spontanea: Don come l'avrà presa?
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