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THE CULT: Under The Midnight Sun

data

21/10/2022
90


Genere: Hard Rock, Alternative Rock
Etichetta: Black Hill Records
Distro:
Anno: 2022

The Cult non intrappolati nel passato! Ed io con rispetto, a scrivere di loro, con il sentimento del tempo, del solo qui ed ora! Riaffiorano le loro certezze, ma guardano avanti in ‘Under The Midnight Sun’. Sono accompagnati dal sapere di un professionista di taratura, Tom Dalgety (Pixies, Clutch, Ghost, Royal Blood, Rammstein, The Damned, etc), produttore discografico, ingegnere del suono, mixer, e in questa occasione anche songwriter. Collaborazioni plasmanti, finalizzate a dare forma e frequenza, al processo di vita dell’impermanenza (non attaccamento). È il suono del basso, bello grasso e corposo di Charlie Jones (Page, Plant), che dona atmosfera a questo appuntamento musicale, dopo un’attesa di sei anni. Lei è “Mirror”, la prima traccia. La voce di Ian Astbury evoca il canto di un tempo (ed io sorrido). Percussioni nitide di Ian Matthews (Kasabian) per “A Cut Inside” e battiti tribali (‘The Path Of The Meeting’, Brian Jones) che si trasformano in batteria dal tono elettronico (Joy Division) ed intermittente (farfalle nello stomaco). Riff della sei corse semplice, distillato e classico nel suo essere rock (o calabroni nello stomaco, per l’atmosfera misteriosa). Ma la melodia è in evoluzione, e la scia delle sei corde di Billy Duffy mi avvolge in un abbraccio (Non voglio essere catturata dal fantasma di questa vita). In “Vendetta X”, un sound-disco anni ‘90 contrasta sulla linea di basso, con controcori dark mistici, cullanti e adorabili. Il ritmo che mi trascina dalla terza alla quarta traccia. E questa monotonia fa pensare ad un album in sequenza dove ogni traccia si lega l’una all’altra in una sorta di sequel. Ci stiamo avvicinando alla mezzanotte? Batticuore poi con “Give Me Mercy”. Una cassa risonante il duo basso/drumm; e il fraseggio vocale mi ricorda che con una voce così profonda e baritonale non ho paura di nulla! Esplode la melodia nel ritornello (Dammi pietà, l’amore ti troverà, dammi misericordia, una nuova lingua). Muri di suono: The Cult da tappeto rosso! Una tempesta musicale con chitarra distorta, linea di basso da battaglia e virate di orchestrazioni del futuro; è il nuovo linguaggio in “Outher Heaven”: cinematografico, innovativo negli accostamenti, indice di un forte carattere, modellato nel tempo, precursore e sempre alla ricerca di nuovi orizzonti. Il culto sembra tornare sulla scena musicale nelle vesti di un pifferaio magico! (Rifiuta la bestia, rinuncia al fantasma, abbraccia l’ora del cielo). Sempre alternativi nel confezionare le ballate; è da ascoltare la crepuscolare “Knife Through Butterfly Heart”, che miscela il noir con il sound elettronico: un ibrido che diventa abbagliante negli acuti finali del carismatico Ian (pelle d’oca). “Impermanence” contiene l’essenza di questo progetto! La musica ne contiene la frequenza vibrazionale, comunica anche senza troppe parole e senza spiegare (pensieri sulla propria vita, rotta, spezzata, ma bella). E lo fa con il suo mood più classico, post-punk. Ecco dove mi volevano portare Ian e Billy (Hamelin). Accetta il cambiamento, accetta il flusso delle cose, accogli il divenire. Le cose come raggi di sole. Cambiamento come opportunità: a portare nuovi occhiali, a fare il pieno di coraggio, ed aprire il sipario allo spettacolo che la vita ti può offrire (pregi e difetti). Alzate il sipario, è giunta l’ora del sole di mezzanotte, il culto ci porta al festival Provinssirock, in Finlandia, a nord del Circolo Polare Artico. Il sole resta all’orizzonte, senza tramontare e risorgere, in un luogo parco giochi dove possiamo giocare per sempre! Traccia basata su pezzo che Tom ha scritto ed arrangiato per un’orchestra di fiati di 36 strumentisti di Praga. Cosmica. Io continuerò a seguire il flusso delle cose e della musica! Album per visionari.

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