TESSERACT: Sonder
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04/06/2018Premetto che essendo un grande fan dei Tesseract, volevo a tutti i costi dar loro un 100 sulla fiducia, ancor prima di ascoltare 'Sonder'. Poi ho capito che sarebbe stata una cazzata. Per una volta ho deciso, invece, di ascoltarlo con un certo distacco ed obiettività che di solito non riservo verso il gruppo. Strano album, questo. Strano davvero. In un certo senso una leggera delusione, alternata a momenti di trionfo. Tutti allo stesso tempo, di pari passo. Esilaranti e psicotiche "King" e "Smile"; il gruppo divaga, improvvisa e ci mostra il suo lato piu' heavy. Il basso slappato, la batteria in controtempo, le chitarre come bisturi che s'infilano negli spazi lasciati vuoti dalla sezione ritmica con precisione chirurgica, e la voce paradisiaca di Daniel Tompkins intenta ad urlare disperatamente, per poi rilassarsi in epiche melodie. Questa intensità è un'arma a doppio taglio per i Tesseract, perche' quando c'è, ne vuoi sempre di più, ti fa sentire bene e quando invece non la ritrovi nelle altre tracce te la fanno rimpiangere amaramente, costringendoti a ripiegare verso quelle canzoni più grintose e sentite dal gruppo. I brani più tenui ripiegano sulla falsariga di 'Polaris', e nonostante l'eccelsa produzione non decollano come le altre, perchè sono bloccate in un circolo vizioso di monotonia e riff senza direzione. Solo quei pochi secondi d'intensità che il gruppo inietta loro qua e là le salvano. Come ascoltare i Deftones con le pile scariche. Magari questa linearità intrappresa da 'Polaris' in poi è solo temporanea. Speriamo che si sveglino e ne escano fuori. Essere cerebrali ed intelligenti è cosa buona, ma quando tirano fuori le palle e gonfiano il petto non ce n'è per nessuno, almeno fino alla prossima uscita...
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