SWEETSICK: TALKATIVENESS
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13/08/2008Dopo un demo e un EP, ecco il debutto dei Sweetsick, gruppo accolto molto caldamente dal pubblico e dalla critica: finalisti dello Sziget Sound Fest 2008, vincitori dell’Heineken Jammin Contest 2008, e recensiti bene un po ovunque e da sempre. Accomunati dalla passione per i Queens Of The Stone Age (e dintorni) con i Fleven, con cui condividono anche due il batterista (che è il frontman dei Fleven) e il bassista (che è il batterista nei Fleven). Negli Sweetsick invece alla voce c'è una estrosa signorina di nome AnnA, con una graziosa voce da combattimento, la chitarra in braccio e tanto di passione per il rock riottosamente rosa del decennio scorso, fatto di tanti garage e tanto garage, ma soprattutto tanta birra, sudore e rock abrasivo sparato a volume pauroso, che svernicia tutto ciò che trova sulla sua strada, anche un po facendo tesoro dell'eredità delle famosissime Hole (la Bibbia per tutte le parti vocali di AnnA) e degli scatti nevrotici dei Queen Adreena. L'artwork è orrendo, ma va bene, può darsi che sia da prendere come una cosa grungy e volutamente bruttina. I trentasei minuti di musica sono adrenalinici e impetuosi, ma fin qui non c'è niente di particolare, come del resto non c'è nulla di memorabile nell'hardcore di "Last Tale", memore dei Distillers, forse troppo appiattito su certi standard, che sono ben rodati e funzionanti, e anche in questa sede va a finire che funzionano, ma tutto sommato non possono stupire o interessare più di tanto. "She Is" e "Trust Me" invece riescono a convincere completamente, perchè hanno quel dinamismo in più che fa la differenza e che graffia laddove il resto resta troppo stagnante e piatto; in altre parole, a far la differenza è Skammy alla batteria, che quando vuole si pone veramente sopra le righe e rende divertenti dei pezzi tutto sommato canonici, che si alternano a piccole chicche a metà tra il noise, il rock 'n'roll e varie aicidità, come "Plonk" e "Crowd", veramente ipnotiche pur nella loro semplicità strutturale molto severa ma, forse anche per questo, efficace. Ancora più secca e isterica "As This One", un po Stooges ma anche sapientemente nutrita di melodia. Sul finale ci sono invece due sorprese, la prima, una cover di "Go With The Flow" dei QOTSA decisamente deludente, viste le premesse, ossia lo stile molto vorticoso e noisy della band, qua mortificato e appiattito sull'originale e spezzato su una prestazione vocale non al massimo della già non particolarmente originale media prestazione della vocalist. La seconda sorpresa è un pezzo tutto firmato da Skammy, che quindi propone un sound decisamente più spostato verso la psichedelia dei QOTSA, e infatti di guadagna il primato sull'album intero.
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