SVARTI LOGHIN: Drifting Throught The Void
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28/04/2010Gli Svarti Loghin stanno stretti all'interno di un'etichetta. Black metal, indie rock, garage, shoegaze tutte le sfumature tangibili in questo loro secondo lavoro, ma lavorando di fino e sezionando ulteriormente "Drifting Throught The Void", volendo, si rintracciano anche echi psichedelici e chissà cos'altro. Un disco a dir poco aperto che potrebbe sfociare in qualsiasi altra cosa senza il timore di snaturare la sua essenza. E se in qualche occasione emerge anche lo spettro dei Pearl Jam come nella title track, allora il discorso potrebbe svilupparsi ulteriormente a fronte di un plot sonico originale quanto affascinante. Di black metal ce n'è poco, e si manifesta quasi esclusivamente nello screaming drammatico e teatrale di S.L che si alterna alla voce pulita. Mentre sul piano strumentale resta assai in secondo piano pur facendosi valere nell'insieme, dando un'identità di base che con l'andare dei brani si evolve, si modifica, si aggiorna per poi ritornare alla suo stato iniziale. Sperimentale, la band svedese, anche a fronte dell'esordio in cui era più marcata la componente black, dimostra di saper guardare avanti con naturalezza. Senza porsi limiti e dando sfogo al proprio ingegno, certo, ma in particolare alle proprie ossessioni. Perché di questo è composto il disco, di sentimenti contrastanti in bilico tra "pace" e disperazione, devastazione interiore e ricerca di attimi di serenità. E se tutto ciò avviene eludendo schemi e stili, stuprando la sistematicità della musica estrema e non pretendendo di cambiarne il corso, allora siamo davanti ad un potenziale smisurato che lascia intendere come si potrebbe muovere, ma non fino a dove. Cazzate? Provate ad ascoltare la cover di "Planet Caravan" mentre si trasforma magicamente in un inno vedderiano, poi fatemi sapere. Intanto, gli ascolti proseguono - peccato per la produzione (volutamente?) non all'altezza - ed il (dis)piacere aumenta sempre più...
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