SUNN O))) & BORIS: ALTAR
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03/02/2007Molte, troppe volte, al menzionare il nome “Sunn O)))” mi è toccato sentire commenti quali: “ma questa non sarà mica musica”, “mi sembra solo rumore” e giudizi simili. Non me ne voglia nessuno, questa non vuole assolutamente essere una polemica o un’accusa, né io pretendo di insegnare ad ascoltare la musica nelle sue più varie sfaccettature: sarebbe un imperdonabile errore, un atto di arroganza e presunzione che certo io non posso permettermi. E’ però altrettanto vero, che la proposta sonora sperimentale caratteristica di questo progetto viene generalmente, soprattutto da parte di chi magari non è avvezzo a certe sonorità, liquidata in troppo poco tempo e non capita (o perlomeno, provata) appieno. Sarebbe sbagliato comunque in questa sede parlare solamente del duo statunitense: il disco che ho tra le mani è infatti frutto della collaborazione con i giapponesi Boris. Trattasi di un interessantissimo gruppo, i cui lavori per anni non sono stati distribuiti se non al di fuori del paese d’origine, che vanta una lunga discografia ricca di stili musicali differenti e di collaborazioni con altri artisti. Viste le premesse, ed anche le intenzioni espresse dai diretti interessati in occasione di alcune interviste, questo incontro non poteva che portare ad un nuovo livello di ricerca e di estremismo sonoro: un discorso subito chiaro sin dall’apertura di “Etna”, una lunga composizione in cui i classici drones di fabbrica Sunn O))) creano il nulla, improvvisamente squarciato dal caos di una batteria infuriata. “N.L.T.” è giusto quattro minuti di transizione; la terza traccia è ciò che mi ha sorpreso maggiormente di questo “Altar”: “The Sinking Belle (Blue Sheep) è una splendida e malinconica ballad (tra le migliori che abbia ascoltato ultimamente) dalle atmosfere quasi alla Sigur Ròs, un episodio che certo non mi sarei mai aspettato di trovare su di un disco con quel nome in copertina (e qui è palese la grande influenza dei più eclettici ed eterogenei Boris). “Akuma No Kuma” presenta delle atmosfere molto spaziali e rarefatte, grazie anche ad una voce filtrata, per poi assumere una grandeur più magniloquente, quasi si trattasse di una colonna sonora. “Fried Eagle Mind” è più intimista e sognante, accompagnata da una pacata voce femminile. La conclusiva “Blood Swamp” è un altro inquietante episodio di buio assoluto. Questo è quanto: i più costanti ed estremi Sunn O))) hanno lasciato un’impronta facilmente riconoscibile in questo lavoro, lo stesso vale per i Boris, meno intransigenti ed oscuri; benchè il disco sia stato scritto dai gruppi assieme, risulta positivamente poco omogeneo, in ogni composizione traspare quale sia l’influenza dominante. Solo chi ha buona conoscenza di questa fetta di panorama undeground (alla quale gli autori di “Altar” fanno parte) saprà cosa aspettarsi; chi ne fosse a digiuno, non si aspetti nulla di facile assimilazione, si appresti all’ascolto senza nessuna aspettativa in particolare e con la mente molto aperta.
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