SIGNUM REGIS: The Seal Of A New World
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04/12/2019Provenienti dalla Slovacchia i Signum Regis sono una formazione dedita ad un power metal dalle tendenze neoclassiche con testi di chiara ispirazione cristiana (ed inizialmente vedeva alla voce un certo Goran Edman), basata sul duo compositivo Filip Koluš–Ronnie König, rispettivamente chitarrista e bassista. A questo giro il sound, pur mantendendo una grande espressione tecnica, si arricchisce di una importante componente melodica e acquisisce sfumature prog per cercare di svincolarsi un tantino dall'asse Royal Hunt/Malmsteen, e ciò oltre a conferire al prodotto finale una maggiore fruibilità con le giuste atmosfere spazza via quell'alone di prevedibilità che pur non risultando fastidioso aleggiava più volte nel songwriting. Se "Kings Of the Underground" ci conduce in quel clima happy tipico dei Freedom Call la situazione cambia non poco in "Prisoner's Elegy" ricca di groove con un refrain godibilissimo, ma è "The City Of God" che fornisce quella spinta al decollo per viaggiare costantemente a livelli qualitativi elevatissimi. Riff potenti, ma melodici e magnetici, tastiere ora soffuse ora più incalzanti, finezze soliste di alta scuola senza mai sbracare in sterili esibizionismi si amalgamano con una sezione ritmica assolutamente precisa dando luogo ad un clima di regalità e magniloquenza che ben si accoppia con le liriche esaltate dalla performance vocale del brasiliano Jota Fortinho dalle indubbie qualità interpretative. Forse l'unico piccolissimo appunto che potremo fare (anche se ci pare esagerato) è l'impossibilità di trovare una vera e propria hit che possa aiutare il gruppo nel proporsi anche commercialmente ma il giudizio per ogni singolo brano varia dall'ottimo all'eccellente, ragion per cui se oltre al classico power scandinavo apprezzate un pizzico di dolcezza, una pomposità alla base e il ricorso a sonorità più ricercate non fatevi problemi e fiondatevi su questo grande lavoro, di certo il migliore dei cinque proposti finora.
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