ROGGA JOHANSSON: Entrance To The Otherwhere
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24/08/2019Lo swedish death metal, compresa la sua branca melodic, è un vero e proprio infinito universo in continua espansione: per rendersene conto basti dare un'occhiata già solo al curriculum del qui presente Rogga Johansson, vero e proprio prezzemolo della scena. Non si contano più, infatti, le innumerevoli uscite che vedono la sua fattiva partecipazione e potremmo citare, tra i tanti, e soprattutto tra i più compositivamente parlando degni di nota, i Ribspreader, i Paganizer, i Down Among The Ddead Men ed i The Grotesquery, per non parlare poi del progetto condiviso col mitico Paul Speckman, leader degli storici Master. Basterebbe già solo un palmares di tutto rispetto come questo a rendere ogni sua uscita come un evento al di sopra della media, ma qui ed oggi, con 'Entrance To The Otherwhere', dobbiamo quasi a malincuore interrompere la striscia positiva del polistrumentista svedese: probabilmente proprio a causa delle sue decine di pubblicazioni raggruppate in un lasso di tempo relativamente brevissimo, il buon Rogga accusa un mezzo (e anche naturale, per i motivi di cui sopra) calo di ispirazione compositiva, ed è davvero un peccato che ciò debba accadere proprio su un disco a suo nome. Ahinoi, quel che ci troviamo tra le mani è un blando tentativo di far rivivere gli anni d'oro del melodic death metal di metà anni '90 con brani uno più derivativo e noioso dell'altro (da notare anche la praticamente totale assenza di solos), non fosse altro che per un paio di episodi ("A Journey Into Fear" e "When The Otherwhere Opens") che spostano momentaneamente e piacevolmente il baricentro verso lidi bolthroweriani. Però rimane ugualmente l'amaro in bocca perché, nel tempo, ci eravamo abituati a risultati di ben altro spessore, ma ciò non toglie che buoni spunti melodici, qua e là, siano presenti e potranno di sicuro sfamare quelle bocche eternamente avide di tali sonorità.
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