OGRE: Thrice As Strong

Dal profondo nord degli Stati Uniti, nei pressi del confine con il Canada, da Portland nel Maine, luogo reso celebre dai racconti di Stephen King, arrivano i nostri Ogre con quest'ultima fatica battezzata 'Thrice As Strong'. Il trio americano già dal suo primo esordio con 'Dawn Of the Proto-Man' del 2003 si è ritagliato un suo spazio all'interno della fiorente scena del doom settantiano che sta vivendo in questi anni la sua età dell'oro sia nel nuovo sia nel vecchio continente. Ciò che offre questo disco è un doom roccioso, energico e che risente fortemente del vintage sound mutuato dalle band degli anni settanta. Chiaro esempio di quanto abbiamo appena detto è la opener "The Future" che si fa apprezzare anche per le sue influenze più psichedeliche che vengono inserite sapientemente e in modo non preponderante nel tessuto del brano. Fin dal primo brano emerge sicuramente l'attitudine groovy dei nostri che pure se in formazione ridotta, riescono a tessere delle ottime strutture ritmiche coese e prive di "vuoti" che spesso, in formazioni analoghe, vengono avvertiti e conferiscono al combo un sound privo di quella giusta energia e attitudine. Tale energia viene sprigionata in brani come "Big Man", vivace e movimentato up-tempo dal riffing hard rock e "King Of The Wood" che rallenta il tiro ritmico e sceglie di percorrere le più arroventate e polverose strade dello stoner doom omaggiando con le sue note luciferine il maestro della letteratura horror Stephen King. Immancabili in un lavoro di tal portata anche i richiami ai maestri e padri fondatori del doom quali i Black Sabbath, di cui si possono sentire gli echi in "Hive Mind" che affronta l'attuale tematica dell'influsso della iper-tecnologia dei tempi moderni sul cervello umano o in "Blood Of Winter", lenta e cantilenante nenia funerea. Gli elementi per un LP ben assortito ci sono tutti e il trio americano riesce a impastare il tutto confezionando un prodotto che non pecca di ripetitività e non annoia l'ascoltatore pur gravitando in un genere che sempre più si fonda su facili e ripetuti clichè.