OCEANS OF SADNESS: MIRROR PALACE
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20/07/2009La Scarlet tante volte delude le aspettative. A mio avviso un nuovo acquisto, se così possiamo chiamarlo, come quello dei Malfeitor, può rappresentare una brutta cosa per una label (italiana ricordiamo) come la loro. Negli ultimi anni ha allargato i propri confini le proprie scelte, e ci siam trovati davanti a band stoner/metal e altre più classiche, o propriamente prog. Che poi cos'è sto prog metal? Tutto e niente: potremmo rispondere tranquillamente così, fin quando esisteranno bands come gli Oceans Of Sadness che scrivono un disco semplicemente fantastico. 'Mirror Palace' ha visto il suo debutto nel mercato discografico nell'aprile del 2007, e ha guardato a tutti gli altri suoi concorrenti, con un'aria instabile e minacciosa, quasi come il protagonista dell'artwork. Non facciamo l'errore di considerare la band belga come principiante. É dal 1995 circa che sono in piedi, con qualche leggero cambio di formazione ok, ma oggi più che mai, sfornano un gioiello dal quale difficilmente ci allontaneremo. I precedenti quattro dischi in studio, forse non hanno catturato l'attenzione della gente per via del loro suono un pò troppo datato e qualche canzone che non godeva di forza e non superava la prova longevità così come la supera questa ultima fatica. E finalmente ce l'hanno fatta, direi proprio che questo è il loro capolavoro, si, ne sono certo. Presentiamo la band, dato che potrebbe essere sconosciuta a tanti. Tijs Vanneste è il cantante, dotato di una versatilità incredibile. La sua forza risiede nel saper passare in lievi registri growl (lievi, attenzione), ad altri che barcollano tra i sussurri e gli "acuti strozzati", fino alla sua voce diciamo normale, che è quella che predomina in 'Mirror Palace' dove mostra un timbro molto forte, possente, che arriva alla stessa altezza degli altri strumenti senza segni di cedimento: mai. Jo Van Heghe è il bassista, valido nel ricamare quei passaggi essenziali, che tante volte si intrecciano con la tastiera di Hans Claes. Il lavoro di Hans è essenziale nella band, soprattutto nei primi pezzi si nota un alto tasso emotivo. Tante volte i minuti scorrono e nemmeno ce ne rendiamo conto. Grande lui, da tener d'occhio. Infine due chitarristi. La coppia Van Deuren/Melis deve aver mangiato pane e ... e cosa? Questo disco mostra un ventaglio di sonorità tali che è inutile soffermarci su questo o quel genere, o una band in particolare. Pathos unico nel brano d'apertura: Hans apre le danze, poi un breve growl rompe il silenzio. Ed è subito un brivido. Fa capolino qualche reminiscenza della scuola svedese, la furia di Guy alla batteria passa dai tipici tempi in 4/4 svedesi, fino alle martellate thrash classiche.Sono proprio questi infatti i punti cardini del sound degli Oceans Of Sadness: stacchi dolci, melodici improvvisi, e scaricate di lirismo che non finiscono mai. La title-track, che segue la schizofrenica "Mould", ne è una prova evidente. Sicuramente il pezzo più bello del disco. Ad esser pignoli forse l'unico calo è rappresentato dalla cover degli Alice In Chains, ma fa niente, sarà che la band avrà voluto omaggiare un gruppo che gli sta a cuore, non so. In ogni caso 'Mirror Palace' verso la metà comincia a rendere sempre più intricata il suo cammino. "Cruel Sacrifice" è una corsa senza sosta, una sorta di crescendo che vede il suo culmine in una tastiera ubriaca di aria barocca. "Intoxicate Me" e "Pride & Shame" rientrano un pò nei tipici schemi goth, anche se la voce di Tijs, cavolo, fa eccome la differenza, così profonda e dannatamente sentita.
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