OBITUARY: INKED IN BLOOD
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20/11/2014Non fa bene allo spirito scoprire che una delle tue band preferite appartiene alla categoria postmoderna di quei musicisti con major che usano il crowfunding. Evitiamo ogni commento solo per non incappare in grane legali, e senza chiederci che cosa ne sarà dei fondi raggranellati, puntiamo dritti alla musica. Abbiamo letto un po' ovunque che 'Inked in Blood' sarebbe nientemeno il miglior disco della reunion. La cosa brutta è che potrebbe persino essere vero, entro un certo limite. A nostro avviso 'Xecutioner's Return' era un bel dischetto, per quanto Santolla dipendente. A proposito, Santolla qui non c'è e la sua assenza si fa sentire subito, e non potrebbe essere altrimenti vista la presenza bella invadente dei suoi shred nel sound di qualsiasi band in cui abbia militato. È vero che gli Obituary non sono mai stati una grande band in studio, dal vivo sono tutt'altra cosa, chiunque li abbia visti on-stage lo sa bene, però 'Inked in Blood' è veramente un brutto disco. Con "Centuries Of Lies" colpisce subito, negativamente, il peggioramento di John Tardy che fa rimpiangere decisamente i ruggiti insensati di tempo fa, mentre l'imbarazzante squadratura dei riff di "Violent By Nature" ci fa provare imbarazzo per loro, che si trovano nella situazione mentale di chi non ha problemi, nonostante un passato rispettabile, a proporsi in questa maniera. LA title track fa leggermente meno schifo del resto, ma "Deny You" è semplicemente atroce, praticamente un esercizio di solfeggio. Possiamo segnalare, in positivo, solo "Within A Dying Breed", che in verità sembra uno scarto di 'The End Complete', e "Paralyzed With Fear", che sembra una b-side di 'Frozen In Time', vuota e decisamente priva di un buon solista. Le premesse non erano delle migliori, ma una band in una condizione così pietosa non ce l'aspettavamo proprio. Che delusione.
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