NICODEMUS: VANITY IS A VIRTUE
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02/09/2005A meta strada tra una sorta di dark metal orchestrale, black sinfonico ed il prog metal, questo terzo disco della band capitanata da Chris Morris, factotum dei Nicodemus, segna una svolta stilistica importante e più personale abbandonando le componenti più "estreme" degli esordi, e facilmente riconducibili ad altre band già affermate.
Con "Vanity Is A Virtue" Morris percorre la strada delle orchestrazioni iper pompate ed oscure senza mai cadere, per fortuna, nella faciloneria delle melodie dark-gothic a presa rapida tanto in voga negli ultimi tempi, mirando verso dissonanze e progressioni dall'impatto assicurato ma non inclini alle sonorità europee e nord europee assai più assimilabili. Brani perlopiù up-tempo con sempre in primo piano le keys del buon Morris, chitarre relegate in secondo piano sul piano ritmico e che si mostrano solo durante gli assoli o nei frequenti cambi di tempo quando le tastiere si fanno meno ingombranti. Cantato(sempre Morris) pulito con brevi e sporadiche escursioni nel growl, acquista fascino nelle linee vocali quasi totalmente astratte rispetto al contesto, pur sempre pregne di evidente malinconia ma timbrica inusuale per il genere, moderna, figlia d'oltreoceano influenzata più dagli anni '90 che dalle profonde cavità orali cavernose o liriche del vecchio continente.
Sette brani che superano i cinquanta minuti di durata in totale, tra suite che vanno dai cinque a nove minuti e che mostrano un piccolo difetto, cioè certe lungaggini e certe soluzioni strumentali che non aggiungono niente alla già consistente qualità delle canzoni risultando forzate ed inconcludenti. Nulla di grave per un disco che riesce a dire molte cose, senza la furba e malcelata incombenza che emerge malamente dallo spartito di molte altre band per far capire al mondo quanto si è tristi e desolati.
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