MAYHEM: DE MYSTERIIS DOM SATHANAS
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28/10/2004Difficile parlare di un disco che grazie alla sua totale devozione alla causa del male più nero è diventato il simbolo del Black Metal tutto. Difficile non scadere nei soliti discorsi: "una vera e propria gemma di arte nera", "un buio manifesto di orrore e rabbia", "un viaggio nell'Abisso più infernale della musica"... locuzioni abusate, sterili accozzaglie di parole usate da chiunque per tentare di approssimare verbalmente l'inconcepibile meraviglia di questo disco, parole che non bastano neanche a renderne l'idea. Non starò appunto a dilungarmi sulle parole, evitando i consueti richiami alle torbide vicende che hanno segnato la genesi e la pubblicazione di questo disco (che non è esattamente consigliabile agli pseudo-metallari assetati di notizie scandalistiche), e tentando di parlare della musica, pur conscio che non potrò mai rendere appieno ciò che comunicano le bieche poesie sataniche dei Mayhem. I gelidi riff di Euronymous in questo disco hanno letteralmente sublimato il black metal sound noto ai più: plettrate velocissime, dissonanze fastidiose, un sound confuso e avvolgente, che spazia dal minimalismo di certi rallentamenti di "Freezing Moon" all'ipervelocità di "From The Dark Past", creando una sorta di sottofondo incessante che ammorba tutto il disco creando un muro di suono impenetrabile. Chiaramente senza l'infernale drumming ossessivo eppur fantasioso di Hellhammer il tutto sarebbe stato ben diverso: il batterista si giostra tra blastbeat, stop & go e drammatici rallentamenti con invidiabile naturalezza, ma c'è un altro elemento che riesce a far ancora di più la differenza. Sto parlando ovviamente delle vocals affidate ad Attila Csihar. Se non avete mai ascoltato cosa riesce a fare quest'uomo con la voce, beh, non sperate di trovare uno screamer black metal come gli altri: il cantante dei Tormentor modula la sua voce in un'incomprensibile serie di mugugni, lamenti e suoni dalla natura psicopatica e deviata, passando dai cupi e dittatoriali grugniti di "Cursed in Eternity" alla nenia cantata di "Freezing Moon" dove raggiunge inarrivabili vette di marcio dolore, al filtraggio corale della conclusiva "De Mysteriis Dom Sathanas" in cui da solo sembra impersonare un'intera setta necromantica. Canzoni? Beh, non c'è un solo episodio debole, ogni singolo pezzo di quest'opera è perfettamente al suo posto. Certo è difficile non citare autentici inni del black metal come "Funeral Fog", l'incontenibile olocausto di barbarie musicale che apre le danze, o la terribile, lenta e plumbea "Freezing Moon", in cui i Mayhem dimostrano di saper essere l'incarnazione del male senza bisogno di doppia cassa e blastbeat. Personalmente, ho da sempre un debole per "Life Eternal", il brano più estremo del disco: incredibile come l'estrema velocità della parte iniziale confonda tutta la sua musica tramutandola quasi in una nenia lenta e bizzarra, per poi trasformarsi davvero in un fangoso brano dall'andamento doomish, in cui Attila Csihar sembra davvero la voce della follia autodistruttiva, omaggiando il testo più sentito di Dead con una più che degna interpretazione. "De Mysteriis Dom Sathanas", in conclusione, è un disco talmente malato e perverso che vi costringerà ad ascoltarlo fino alla sua ultima nota, vi torturerà l'anima fino a mettervi davanti la morte stessa con l'apocalittico finale in cui un Attila impazzito declama un "Mortem Animalium" che vi stenderà al suolo con la sua ferocia. Oppure vi farà scappare via gettando il cd dalla finestra, avrà comunque raggiunto il suo obiettivo. In ogni caso, non aspettatevi alcuno spiraglio di luce: "hic noemum pax". Qui non c'è pace.
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