MANTHRA DEI: Manthra Dei
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26/10/2015Durante una delle serate della Festa di Radio Onda d'Urto a Brescia mi sono imbattuto, all'interno della Tenda Blu, in questo ensemble di ragazzi originari proprio di quelle terre, dal nome spirituale Manthra Dei, che dopo pochi minuti hanno destato la mia attenzione con la loro musica. Essendomi congratulato con loro per la performance di quella sera, mi hanno chiesto di ascoltare e dare un parere sul loro lavoro prodotto da Acid Cosmonaut Records (versione CD) e Nasoni Records (versione LP). E ciò che si è potuto sentire dal vivo è parso molto fedele con quello che su disco si può ascoltare ed apprezzare. I quattro bresciani, con il loro debutto omonimo sulla lunga distanza, forniscono un ottimo miscuglio tra sonorità prog, grazie all'uso determinato e mai fuori posto delle tastiere ad opera di Paolo T. che hanno un approccio che parte da stili vintage, ma che progressivamente fluttuano l'ascoltatore verso lo spazio e verso galassie lontane, e ritmi più sostenuti vicini allo stoner, con le chitarre di Paolo V. che ben volentieri si induriscono lasciando dei suoni molto a contatto con la superficie terrena e creando tocchi molto desertici. Tra questi due stili principali, si inseriscono anche parti vicine al post-rock, dando quindi una cornice suggestivamente atmosferica. L'album è sostanzialmente strumentale, ma si notano anche brevi fraseggi cantati, come per esempio nel brano "Legendary Lamb" dove le voci sono ad opera del batterista Michele. Un disco molto piacevole da ascoltare, che si protrae per una cinquantina di minuti divisi in 6 tracce, di cui 2 ("Stone Face" e "Blue Phantom") che superano i 10 minuti, e una sintesi proprio dell'iniziale "Stone Face" riproposta in chiave acustica . E' un album psichedelico quanto basta per farti compiere interessanti viaggi, ma ti tiene anche bello sveglio, data la totale assenza di melodie monotone e noiose, ed essendo invece considerevolmente cangianti e sorprendenti. Giusto per pescare un brano tra tutti, credo che gran parte del senso dell'album lo si possa trovare in un pezzo come la lunga e densa "Blue Phantom", dove si rivela esemplare un tourbillon di incroci di stili musicali e di storie alquanto diversificate. Infatti i Manthra Dei possono a ben vedere costituirsi come un incontro tra, da una parte, i Jethro Tull e la tradizione prog che dalle band storiche italiane si protrae verso la Scandinavia, e dall'altra la psichedelia in salsa stoner dei My Sleeping Karma che va a braccetto con i Causa Sui. Manthra Dei: un ottimo esempio italiano di quello che può essere definito, senza vergogna e senza remore, prog-stoner.
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