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LONG DISTANCE CALLING: Live At Lichtburg

data

21/11/2025
80


Genere: Post Rock
Etichetta: earMusic
Distro:
Anno: 2025

Riff kamikaze, semplici, a moduli ripetitivi, ma che possono macinare pesantezza. Due chitarre minimali che si inseguono e si intrecciano. Un ritmo che infonde tessitura al suono: malleabile e dilatato. Sul palco dello storico cinema Lichtburg, ad Essen nella loro terra Germania, i Long Distance Calling creano un’esperienza immersiva da escursionisti progressive, con sentieri tematici e punti di ascolto predisposti per l’immaginazione. Sotto i riflettori di una luce proiettata, ti distraggono in “immagini surreali”, come di fumo sotto il riflesso di più luci, di proiettori in continuo movimento, dal fluttuante andamento, che rendono l’aria come particelle colorate, unite in una forma mutevole, impalpabile, ed imprevedibile. Questa è la mia “visione” audio del concerto tenutosi nel febbraio del 2024, per la ricorrenza dei quindici anni del loro secondo album ‘Avoid The Light’ (2009). Le chitarre in certi fraseggi diventano un suono western futuristico, il riff spesso anticipa situazioni impervie, ripide, che si tramutano in motivi liberi da ostacoli. La batteria in certi tratti diventa un suono percussivo, carico di riverbero, il suo battere prepara a situazioni interrogative, che spesso, sono spazzate via da un fluido gravido di toni pesanti (dal trio basso più due chitarre). Essendo brani strumentali, richiedono un arrangiamento in grado di reggersi da solo. I LDC coinvolgono l’ascoltatore e si evolvono nello sviluppo del suono, prezioso in questa registrazione! Senza una voce guida, è proprio il loro suono che racconta una storia; non annoia ed è dotato di particolari minimali riconoscibili. Scaletta con brani del secondo, sesto, settimo ed ottavo album, che riesce a mascherare i passi falsi, alternativi e deboli della loro discografia, accentuando la loro natura. Parsimoniosi nell’uso ospite di viola, violoncello, tromba e trombone. Qualche ingresso di handpan. Sonorità heavy (ma non propriamente metal). Atmosfere sospese (ma non lente), avvincenti, da suspense senza incertezze negative, che si destreggiano, e che culminano nell’accoglimento esplosivo del pubblico (1200 spettatori) che, esulta, applaude, inneggia e ringrazia: diventa quasi il quinto membro della band. “Black Paper Planes” live è una segnaletica metal. Un disco per chi apprezza Red Sparowes, Tides From Nebula e anche, per chi è stato conquistato dallo spirito di progetti iconici come ‘The Wall, Pink Floyd’. Non creano muri e diventano cordiali con chiunque “presti una voce” ai loro progetti contagiando la loro essenza (rischiando di diventare poco chiari): Peter Dolving (The Haunted), Jonas Renkse (Katatonia), Eric Pulverich, John Bush (Anthrax, Armored Saint), Martin “Marsen” Fischer e Petter Carlsen. Però, che bel sapore alternativo “Middleville” con Bush (cercatela, non c’è in questa registrazione)!

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