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LITTLE ANGELS: Young Gods

data

07/12/2010
90


Genere: Hard Rock
Etichetta: Polydor
Distro:
Anno: 1991

Questa band, proveniente dai sobborghi di Scarborough, ha avuto tanta fortuna agli inizi quanto sfortuna sul prosieguo della loro carriera. 'Young Gods' è il secondo album edito da questi cinque ragazzi, prima della pubblicazione hanno aperto per band quali Guns 'n' Roses, Tesla and Faith No More al top della loro carriera. L'intento di questo album è sfondare nel mercato prima inglese, e successivamente statunitense, ed a tal proposito è stato chiamato alla produzione Jimbo Burton, noto per i suoi lavori con Gary Moore, Bangalore Choir, Queensryche, Rush, etc. mentre il mixaggio è stato riservato a Steve Thompson & Michael Barbiero (Metallica, Guns And Roses, Tesla, etc). Il genere proposto è un eccellente rock melodico di gran classe, infarcito di melodia ed ottimi stacchi acustici così come una sezione fiati all'epoca chiamata "The Big Bad Horns". "Boneyard" e "Product Of The Working Class" sono stati i primi due singoli, molto accattivanti nel loro incedere dove i potenti ritornelli la fanno da padrone. La title track è eccezionale come l'intro di chitarra e voce ad opera di Toby Jepson, per poi esplodere quando entra il resto della band: di grande impatto le armonie vocali che si fondono perfettamente con le intenzioni del brano. "I Ain't Gonna Cry" è la ballad di turno, ma più mid tempo che uno strappalacrime, belle le parti di chitarra molto retrò anni '70 miste con l'hammond dei due fratelli rispettivamente Bruce e Johnny Dickinson, e grande prova anche qui di Jepson. "The Wildside Of Life" e "That's My Kinda Life" sono in parte molto Status Quo ed in parte molto Quireboys. Il vero capolavoro è "Juvenile Offender" dove la dolce melodia della strofa accompagnato da un bel riff di tastiera ci porta poi ad un'apertura meravigliosa nell'inciso. Il bridge è qualcosa di eccezionale come ariosità e sensibilità, da pelle d'oca, sfocia poi in un una parte molto Def Leppard prima dell'ultimo break il quale è da urlo. Anche l'assolo che ne segue è tutto da gustare (molto Zeppelin in verità), da notare ogni sfumatura ed ogni cambio di nota della base. Veramente uno dei brani di melodic rock migliori mai scritti. In pratica la qualità non cede mai all'ovvietà, anche la ballad che pone termina al prodotto, "Feels Like the World Has Come Undone", è all'inizio molto Elton John per poi sfociare inaspettatamente in un bel finale strumentale con tanto dei sopracitati fiati. Difficile trovare difetti, arduo comprendere il perchè non sia diventato un classico per i più. Un disco assolutamente da portare sulla fatidica isola deserta, nessuna pausa, solo brani permeati alla perfezione, ben suonati ed ottimamente prodotti. Abbiamo inoltre collaboratori esterni come Russ Ballard e Jim Vallance, ma che hanno apportato un contributo minimo nell'amalgama finale del prodotto. Successivamente uscì 'Jam' (che conteneva il classico "Too Much Too Young" ), che fu poi l'ultimo della loro carriera. Seguirono tour con Van Halen e Bon Jovi, poi l'arrivo del pestilenziale grunge vide la fine della band. Non si sono mai più riformati con l'eccezione di una mesta occasione al funerale del battersita Michael Lee due anni fa (che poi suonò con i Cult, Thin Lizzy, Robert Plant). Toby Jepson è ora il cantante di Fastway, il bassista Mark Plunkett è diventato il manager di Ronan Keating, i fratelli Dickinson insegnano musica al "Brighton Institute Of Modern Music". La speranza di vederli una volta ancora riuniti non muore mai, sentire ancora suonare le note di quest'album provoca ancora troppe emozioni a quasi vent'anni dalla sua pubblicazione.

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