LAKE OF TEARS: BLACK BRICK ROAD
data
30/08/2004Questo lavoro viene alla luce dopo il passaggio della band dalla Black Mark (che ha da poco messo in commercio un "Best Of" in due volumi tanto inutili quanto dispendiosi) alla Noise. Si può dire che questo cambio ha portato decisamente bene ai Lake Of Tears che pubblicano probabilmente il loro migliore lavoro di sempre o per lo meno quello più apprezzato dal sottoscritto. Gli svedesi, autori di un goth-rock molto personale, proseguono per la loro strada arricchendo le composizioni di quel mordente che troppo spesso mancava nei pezzi dei precedenti album. Già dall'opener "The Greyman" si può intuire l'intenzione diretta ed accattivante impressa in questo "Black Brick Road". Il pezzo si apre con un ritornello che si stampa subito in testa e che torna nel corso della canzone e rimarrà sicuramente come uno dei migliori del cd. La produzione, davvero buona, rende il caratteristico sound roccioso della band davvero valido e credo che mai prima d'ora si sia rivelato così azzeccato per Daniel Brennare e soci. L'ipnotica "Making Evenings" e la decisa "Dystrophia" sono pezzi validissimi che costituiscono con la lenta "The Organ" (qui la mente ritorna ad alcuni episodi di "Forever Autumn" del '99) una track-list completa ed impeccabile. Buona anche "A Trip With The Moon" e la title-track impreziosita da un settantiano hammond che ritorna nella traccia conclusiva, la peggior canzone del lotto insieme alla spensierata "Sister Sinister" che sinceramente poco c'entra col resto. Peccato per queste due tracce che allentano la sintonia tra l'ascoltatore ed il disco, che nel complesso si dimostra davvero un buon lavoro.
Commenti