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LAKE OF TEARS: Ominous

data

19/02/2021
73


Genere: Dark Rock, Gothic Rock
Etichetta: AFM Records
Distro: Audioglobe
Anno: 2021

Daniel Brennare rispolvera dopo ben dieci anni dall'ultimo studio album il moniker dei Lake Of Tears, però bisogna precisare che questo nuovo full-length, intitolato 'Ominous', è di fatto un suo lavoro interanente solista. C'è peraltro anche ben poco metal, a ulteriore conferma di come possiamo considerare questo come-back imputabile esclusivamente al cantante e polistrumentista svedese, il quale non si preoccupa di garantire una precisa continuità con lo stile della band ma che, tutto sommato, in generale, si mantiene abbastanza coerente con la propria produzione discografica. Tutto il disco è permeato di una vena malinconica e decadente, con sonorità perlopiù minimaliste e intimiste: al di là di qualche vaga reminiscenza doom che ogni tanto riaffiora, l'autore si muove in questo ambito stilistico andando a lambire vari generi. Per fare qualche esempio, ritroviamo un approccio dark rock in "One Without Dreams" o ritmi gothic (quasi ballabili) nell'opener "At The Destination"; "In Wait And In Worries" si presenta molto soffusa ed introspettiva, mentre "Cosmic Sailor" ha qualcosa di pinkfloydiano. La versione in CD dell'album comprende anche la bonus track "In Gloom", una sorta di ballata intimista, che ricorda qualcosa di Nick Cave e David Bowie. Una musica molto atmosferica, che sembra essere stata concepito nel vuoto dello spazio cosmico o tra i più gelidi freddi scandinavi: la musica di Brennare trasmette un senso di solitudine, una cupa propagazione delle distanze sociali acuite dalla pandemia, però nella sua freddezza riesce a trasmettere emozioni, perchè in fin dei conti, pur in questo immaginario viaggio cosmico, l'autore riesce a far trasparire un disagio interiore, la voglia di comunicare, di instaurare un contatto con altri esseri umani, che suona profondamente vero e realistico. "Ominous" dunque è un disco che, come dicevamo, si allontana dai trascorsi metal della band, ma che riesce comunque ad essere convincente, specialmente per il modo in cui Brennare è riuscito ad amplificare e rivisitare alcuni elementi che, tutto sommato, in effetti, sono sempre stati presenti nello stile del gruppo svedese.

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