KORN: Requiem
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10/02/2022Il nuovo e quattordicesimo album dei Korn battezzato 'Requiem' è arrivato in circostanze molto diverse dal solito. Dopo tanti anni, infatti, il quintetto di Bakersfield si è potuto permettere di registrare con calma e in analogico data la pandemia in corso; un processo che non ha potuto che giovare alla musica della band capitanata da Jonathan Davis, che pur aveva fatto un ottimo lavoro già col precedente ‘The Nothing’. Il nuovo album è stato anticipato da tre singoli: se la pur bella “Start The Healing” aveva fatto storcere un pochino il naso ai fan della vecchia guardia, visto un inciso un po’ troppo pop rispetto alla solita produzione della band statunitense, i successivi “Forgotten” e “Lost In The Grandeur” hanno invece confermato che qui ancora non si scherza, la prima grazie ad i tipici saliscendi aggressivi di Davis e compagni, la seconda invero impreziosita da una curiosa chitarra scratchata in odor di Tom Morello. Il resto dell’album si allinea senza troppe sorprese al tipico Korn sound, e questa volta il riferimento più vicino sembrerebbe ‘Untouchables’ (con una punta di novità in arrivo dalle esperienze soliste del frontman); giova parecchio anche la brevità e la compattezza dell’opera, con un minutaggio che raramente sfora i tre minuti e mezzo e solo nove brani in scaletta. Le cose migliori arrivano da due episodi in particolare, le meravigliose “Let The Dark Do The Rest” e “Worst Is On Its Way”; se la prima mette in campo tutto il talento e la capacità di Davis nell’arricchire le trame strumentali dei compagni (c’è ancora Fieldy al basso, nonostante il temporaneo - ? - abbandono), la seconda chiude il disco in un divertente tripudio un filino nostalgico (con tanto di scat). Il marchio di fabbrica korniano è bello evidente in brani come “My Confession” (più classica) e “Disconnect” (più vicina al nuovo corso inaugurato con il rietro di Head alla chitrara), anche grazie all’ottima produzione di Jacob Collier in collaborazione con la band e nonostante un canovaccio quasi antitetico rispetto al disco precedente. Un altro ottimo disco, che certifica ormai la presa di coscienza di una band fondamentale ed imprescindibile.
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