INFECTION CODE: Fine
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12/11/2010Dopo un minicd e quattro dischi gli Infection Code hanno fatto le cose ancora più in grande: e io che pensavo che con 'Intimacy' potessero in qualche modo fermarsi! Niente! Stavolta è una vera e propria rivoluzione, a partire dal modo di approcciarsi alla registrazione, affidando il missaggio a Eraldo Bernocchi (che se non erro ha collaborato anche con gli Zu e gli Ephel Duath), ed il mastering a NY ai (a me sconosciuti) Turtletone Studios. 'Fine' è un disco che gioca di contrasti: parte in quinta, ma con classe, attraverso l’ipnotica cantilena dell’opener, un rito voodoo che entra in testa. E magari voi non volete ascoltarla, ma il virus è entrato nel cervello, e quella voce che continua imperterrita a saltarvi addosso ormai ha fatto il suo. Benvenuti a bordo. Contrasti vi dicevo: "All Colours" ne è un esempio già dal titolo. Tutti i colori, ovvero l’ibrido, il miscelare: tritolo e isteria è il piatto di oggi. I riff sono un continuo assalto, un continuo vai e vieni. "Grey", della durata di 11 minuti circa, non ci pesa affatto tanta è la sua delicatezza sul nostro udito. Il viaggio continua prima con "Collapse Of The Red Side" in modo sostenuto (un po' come la traccia di chiusura), poi sciolgono ogni rabbia e violenza e "Black Glue" rappresenta l’altra pugnalata nei fianchi. Sullo scadere "Cupe Vampe" dei CCCP. Forse qualcuno storcerà il naso, come al solito, o forse qualcun’altro, ancor di più, penserà alla mancanza di vere e proprie innovazioni. Diciamo che qualcosa di tangibile, per certi versi, non c’è. C’è però l’accortezza, il modo in cui hanno curato piccolissime cose che messe nell’insieme ti rendono quel brano un capolavoro. E ricitandovi "Panting My Life voglio a proposito ricordarvi i rumori noiseggianti in sottofondo. Che per qualcuno possono risultare elementi in più, per altri, piccole scosse di genialità.
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