HOWBEATSWHY: Blunk
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06/02/2017‘Blunk’ è il secondo album degli HowBeatsWhy, giovane band laziale capitanata da Posho (al secolo, Giorgio Carotenuto), già in forza nei romani Dispo, e che cerca di fare dell’eclettismo musicale il suo punto cardine, con l’utilizzo di soluzioni musicali che mescolano pop, indie-rock e sprazzi di jazz. Posho, per questo album prodotto per la New Sonic Records, si è avvalso di due musiciste come la sassofonista Sabrina Coda e la compositrice Nicoletta Nardi, che si destreggiano anche alla voce con risultati molto apprezzabili, donando quelle atmosfere ariose che invece la voce di Posho, più simile ad un Adam Levine qualunque, fatica di più a dare. Le musiche di quest’album si presentano parecchio articolate, dettate come detto da determinati riferimenti di stampo jazzistico, dove il sax di Sabrina Coda e le voci della Coda stessa e della Nardi danno tocchi di qualità importanti. D’altra parte, queste soluzioni si rivelano, in alcuni punti dei brani, di difficile assimilazione, più vicine al fusion, e l’ascoltatore deve disporre di un orecchio particolarmente affinato per poter apprezzare degnamente queste musiche. Per verificare queste influenze, provare ad ascoltare brani come “Inspiration Radio” e “I Want A New Dance”. La voce di Posho, alle prese anche con la chitarra, cresce di intensità accoppiandosi con la voce femminile nella bella e soffusa “Mangroves” e nella accogliente “Vacuum Queen”, brani che non alzano eccessivamente i toni ma sono fortemente riflessivi, anche quando Posho pizzica le corde della chitarra con i suoi effetti. Per quello che personalmente mi riguarda, le parti più tranquille dove i tocchi vellutati di chitarra, i tappeti di synth e di sax costruiti con perizia dalla Nardi e dalla Coda, assieme alle loro voci si fanno preferire rispetto alle soluzioni un po’ più arzigogolate dove le ritmiche di batteria di Pit, assieme a costruzioni sax/chitarra particolarmente contorte non risultano così immediate come si sperava. Con ciò non siamo qui a discutere o meno sulle qualità dei musicisti, ma semplicemente è un fatto di digerire mentalmente particolari sonorità che ad alcuni non sembra arrecare difficoltà, mentre ad altri potrebbe risultare di non facile presa. Riallacciandoci, infine, al discorso sulle parti dell’album in cui si denota maggiore atmosfera, risulta particolarmente interessante, una volta colto l’attimo, la lunga ghost-track che il materiale a noi fornito indica come titolo “Sleep__”; e in effetti, sembra un brano particolarmente adatto nei momenti di totale quiete notturna e di riflessione catartica. ‘Blunk’ è un album che non suscita facili entusiasmi, e che si colloca comunque in quello scaffale di album dalla discreta consistenza e che può piacere a taluni e non ad altri.
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