HOCICO: Wrack And Ruin
data
06/11/2004Prolifici come sempre, almeno per quanto riguarda le uscite discografiche, tornano gli electro-gods messicani Hocico ad allietarci con “Wrack And Ruin”, ideale prosecuzione di “Signos De Aberraccion” datato 2002 al quale sono seguiti un mini cd e il box di lusso “Hate Never Dies”. Osannati un po’ ovunque, Racso ed Erk sono stati oggetto negli ultimi anni di pesanti critiche volte a colpevolizzare il loro sound, accusato di essere stilisticamente immobile, ormai arido e via discorrendo. Premesso che considero il precedente album fra i migliori parti degli Hocico, e che “Disidencia Inquebrantable” mi era parso niente più che un contentino, vediamo come si sono messe le cose con “Wrack And Ruin”. Sostanzialmente, è bene dirlo, non ci sono grosse novità di sorta: il trademark ebm rimane il solito, ovvero beat ‘a martello’ che si stagliano su basi tastieristiche oscure e maligne ma sempre catchy, e l’usuale voce acida (anche se vagamente più oscura, filtrata e ahimè meno percettibile del solito) di Erk, ormai in piena confidenza con le sue corde vocali. La struttura di “Wrack And Ruin” è anch’essa conforme alle abitudini dei nostri; un’intro condita da rumori vari, un opening track bombastica e che ti resta nel cervello da subito (“Tales From The Third World”, splendido testo per uno dei brani migliori del lotto), uno stuolo di hit da puro dark dance-floor, tipo il martellante singolo “Born To Be (Hated)”, “Bizarre Words” o “Ecos”, unico pezzo cantanto in spagnolo peraltro degno erede di quella “Forgotten Tears” che tante vittime miete dal vivo…e poi il resto, la strumentale di lunga durata, “Oraciòn Nocturna”, in realtà sufficiente, scorre via veloce senza sussulti, e l’atto conclusivo “Padre No Nuestro” che vi sconsiglio di ascoltare al buio da soli (lo stesso vale per la ghost track “Silencio”). Passando al lato squisitamente qualitativo dei brani, si nota effettivamente un lieve calo nel songwriting, un poco più dispersivo rispetto al passato ma assolutamente sopra la media; purtroppo, si ha quasi l’impressione che le canzoni durino troppo poco non riuscendo a spiccare il volo come si deve, anche se il minutaggio dei singoli pezzi è tutt’altro che breve . Fatto il punto della situazione, gli Hocico non hanno sbagliato il colpo nemmeno stavolta, e se è vero che “Wrack And Ruin” non è esente da difetti, è altrettanto veritiero il fatto che Erk e Racso siano sempre e comunque al di sopra della media, e le dieci tracce di questo lavoro non fanno che confermarlo. Un degno, degnissimo successore di “Signos De Aberaccion”.
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