GOLEM: DREAMWEAVER
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09/05/2004I tedeschi Golem muovono i primi passi all’alba degli anni novanta, dando alla luce nel 1991 l’EP "Visceral Scab". In seguito, vari problemi di line up, legati anche a tragici eventi (la prematura scomparsa del bassista originario Max Grutzmacher e del secondo chitarrista Jens Malwitz), ne hanno rallentato fortemente l’attività, basti pensare che il debut album ufficiale arriva solo nel 1996. Fin dagli esordi la band di Brandeburgo si è mossa attorno a sonorità estreme espresse attraverso un grindcore tanto rozzo quanto nichilista; oggi, con questo “Dreamweaver”, ci troviamo ad ascoltare un’ora di death metal sofisticato e tecnicamente ineccepibile che mette in luce l’esperienza accumulata da Hilbert e soci nel corso degli anni, ma che latita dal punto di vista della qualità. Ricco di atmosfere oscure e claustrofobiche, il terzo album dei Golem è un affresco malvagio dove le accelerazioni improvvise sostenute dal drumming forsennato di Eric Krebs, si alternano sovente a passaggi più rallentati, durante i quali l’ascoltatore è soffocato da un senso di angoscia costruito ad arte dai sintetizzatori di Andreas Hilbert. L’allucinante opener “Al-Ghanor” è un biglietto da visita efficace che riesce a mostrare, in una sorta di compendio, gli aspetti principali che caratterizzano la proposta dei Golem: introdotto da un’atmosfera cupa e malvagia, il brano mette subito in evidenza un death metal molto variopinto, in cui l’impeto esecutivo dei quattro è spesso accompagnato da linee di chitarra taglienti e nauseanti. Diversamente, “Diaspora” evidenzia il versante più melodico del combo germanico, con un’introduzione che strizza l’occhio al death metal di scuola svedese, risultando peraltro abbastanza scontata e inutile; per fortuna che i fioretti lasciano presto lo spazio alle sciabole, con le quali i Golem sanno sicuramente dare il meglio di sé. In questo lavoro non mancano certo pezzi di un certo spessore come la pesantissima “Tomb” o la dirompente “Afterglow”, ma complessivamente ritengo “Dreamweaver” un album non completamente riuscito, dove gli spunti degni di nota sono purtroppo episodi troppo isolati in un contesto sonoro, a mio modo di vedere, troppo confusionario e inconcludente: una maggior immediatezza delle composizioni avrebbe sicuramente portato a migliori risultati. E non credete a chi parla dei Golem definendoli i Carcass della Germania: tra le due formazioni la distanza è siderale!
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