GOD FORBID: IV: CONSTITUTION OF TREASON
data
28/09/2005I God Forbid, almeno in Italia, li conoscono in pochi. Forse quelle due dozzine che li hanno visti di supporto ai Machine Head lo scorso novembre, e qualcun altro incappato per caso o no nel roboante “Gone Forever”, prova maiuscola risalente a poco più di un anno fa. Sperando che il trend del metalcore (categoria alla quale i cinque americani NON appartengono, mettiamo in chiaro le cose) li faccia godere di qualche passaggio privilegiato, arriva con nonchalance nei negozi il quarto disco di lorsignori, un concept intitolato “IV: Constitution Of Treason”. Cosa suonano i God Forbid? Come misi in luce nel live report del concerto di cui sopra, la proposta degli statunitensi potrebbe ricordare per certi versi i Killswitch Engage, soprattutto nei repentini cambi di registro del mastodontico singer Byron Davis (uno con cui non vorrei mai litigare), ma i nostri non mancano di attingere anche dal thrash metal, dal death scandinavo e dall’heavy metal classico. Il maiuscolto trittico di apertura è abbastanza esplicativo; ogni membro della band si ritaglia il giusto spazio, anche se la menzione d’onora va al già citato Byron, al solismo straripante e ispirato di Doc Coyle ben supportato da suo fratello Dallas e a Corey Pierce, uno dei drummer più precisi e potenti in circolazione che anche in questa sede non fa che impreziosire i brani con degli arrangiamenti di batteria davvero gustosi. Grazie alla marcia in più data dalla scintillante produzione, “IV: Constitution Of Treason” fa il botto ad ogni brano. Basta poco per cantare a squarciagola il refrain di “Chains Of Humanity”, della commovente “To The Fallen Hero”, o per scapocciare in modo frenetico con “The End Of The World”, “Into The Wasteland” (resa ancora più dinamica da un eccellente assolo del producer Jason Suecof), la conclusiva “Crucify Your Beliefs”. E il concept? Eh si, ve l’ho detto che si tratta di un concept. Interpretato magistralmente da degli ottimi testi, il disco è una rilettura politica dei tempi attuali attraverso un ingegnoso complesso di rimandi che vi lascio scoprire da soli. Qualcosa di apparentemente semplice e banale, ma che ad una seconda analisi rivela tutta la sua (triste) verità. Disco della maturità? Senza dubbio. Adesso speriamo che ci si accorga di loro.
Commenti