GLOWSUN: Beyond The Wall of Time
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30/06/2015Il terzo lavoro dei francesi Glowsun (il secondo sotto l’egida della Napalm Records), molto ben rappresentato dalla suggestiva ed artisticamente parlando molto bella copertina, inizia con lo scandire del tempo da parte di un’affascinante figura femminile, soggetto costantemente presente nell’immaginario artistico della band, come rappresentato nei lavori precedenti, 'The Sundering' del 2008 ed 'Eternal Season' del 2012, su cui sono incastonati meccanismi che formano un vero e proprio orologio, a simboleggiare viaggi musicali a cavallo tra passato, presente e futuro. È l’introduzione all’iniziale "Arrow of Time" che segna un momento di attesa prima dell’irruzione del fragore strumentale e delle ritmiche stoner che rappresentano il fulcro del pezzo, ed in buona sostanza dell’intero album. Fabrice Cornille crea ritmi di batteria sostenuti accompagnati da inserti di chitarra e di effetti da parte di Johan Jaccob, che strizzano molto l’occhio ad atmosfere lisergiche e psichedeliche. Uno stoner monolitico che lascia spazio, talvolta, anche a parti tendenti al funk e a qualche cambio di passo in stile prog. Il tutto per complessivi nove minuti che rappresentano un inizio ad alti e costanti livelli musicali e di coinvolgimento. Con "Last Watchmaker’s Grave" si rallentano i ritmi, che si incanalano verso segmenti vicini allo stoner-doom, e facendoci addentrare in territori sinistri e pieni di insidie, che con il prosieguo del pezzo si cerca in tutti i modi di aggirare e di prendere dei percorsi che portano alla liberazione dell’individuo, grazie all’accelerazione delle ritmiche e delle sonorità che riprendono in buona parte la traccia iniziale dell’album, e che continuano con la successiva "Behind The Moon", dove i vari strumenti creano immagini orientate alla continua ricerca di strade da percorrere per raggiungere la salvezza. "Flower of Mist" riprende la direzione già attuata precedentemente, con sensazioni lente e riflessive che rappresentano l’approccio iniziale del brano, per poi sfociare in sfuriate stoner prepotenti, che si alternano e si affiancano spesso e volentieri, e che mantengono la loro frequenza d’onda con la successiva "Shadow of Dreams", la quale inserisce vari frammenti funkeggianti su una base principale di stoner rock massiccio con sfumature psych, che è quella che permea tutto l’album. Strutture musicali pietrificanti che in "Against the Clock" vengono implementate da un inserimento che fino a qui non era presente, vale a dire le parti vocali di Jaccob che irrompono quasi all’improvviso, e che prendono la forma di echi lontani, ma comunque ben presenti nella coscienza individuale. Dopo circa tre quarti d’ora "Endless Caravan" rappresenta la fine dell’album, e al contempo l’inizio di un eventuale nuovo viaggio, dove torna a fare capolino lo scorrere inesorabile del tempo rappresentato, oltre che dal tic-tac dell’orologio, anche da battiti ritmati di batteria e da arpeggi di chitarra che avvisano l’ascoltatore di quale scelta fare, se fermarsi o ripartire. La sensazione è quella di ripartire e riprendere il viaggio musicale, nonostante l’album, nella sua complessità, tenda molto spesso a mantenersi su certe impegnative sonorità, pur provando qua e là a creare diversi registri musicali e ad indirizzarsi verso determinati orizzonti.
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