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GLOWSUN: ETERNAL SEASON

data

30/09/2012
65


Genere: Psychedelic Doom
Etichetta: Napalm Records
Distro:
Anno: 2012

Secondo album in ordine cronologico, nonchè primo album scritturato per la Napalm Records per i francesi Glowsun, trio dedito ad una sorta di doom psischedelico sorretto dal principio alla fine dalla chitarra di Johan Jaccob che, attraverso riff e assoli in stile wha wha, traccia le linee guida della band. Molto bella la copertina in stile "Fantasy Floreale" del disco che per tutta la sua durata presenta uno stile per lo più strumentale, con parti vocali ridotte all'osso e atmosfere lisergiche e decadenti. Nonostante il mixaggio (pulito, ma non troppo) sia davvero azzeccato per il genere proposto dal trio Francese, risulta non pienamente sfruttato per via di un approccio compositivo un tantino ripetitivo, con riff e soluzioni strumentali riciclate e riproposte più volte all'interno dei singoli brani ( pure abbastanza lunghi), cosa che a lungo andare appesantisce l'ascolto (anche perchè, come detto poc'anzi, quasi tutti i brani del disco sono strumentali). Il primo brano "Death's Face" inizia in modo sussurrato grazie all'uso della chitarra elettrica e del basso che in maniera molto sottile si accompagnano per gran parte del brano, esplodendo poi verso il finale attraverso riff chitarristici pesanti e moderatamente veloci, dove però si avverte una certa ripetitività di fondo. Struttura simile anche nella seguente "Dragon Witch" che inizia in sordina per poi prendere corpo con il passare dei minuti attraverso riff e assoli in stile wha wha dalla diversa andatura, e dal canto suo anche "Lost Soul" non è che cambi di molto il registro, presentando una serie di riff discreti, ma non propriamente originali. "Reverse" inizialmente spinge sull'accelleratore sciorinando riff, assoli e distorsioni di diversa natura, finendo poi per rallentarsi a poco a poco e acquisendo delle tinte vagamente blueseggianti, mentre "The Thing" è forse la traccia più pesante e massiccia di tutto il disco grazie a riff chitarristici che viaggiano a diversa velocità, ed assoli sempre molto nervosi e "acidi". Nonostante la buona perizia tecnica dei tre musicisti, la qualità compositiva di questo disco non è per nulla esaltante, presentando quasi sempre gli stessi riff e le stesse singole strutture compositive. Gli ultimi brani del disco tendono ad assomigliarsi molto tra di loro (a volte si fa addirittura fatica a distinguerli), appesantendo e rendendo poco fluido l'ascolto che da parte sua non ci guadagna anche per un minutaggio troppo esteso se consideriamo le qualità dei tre musicisti coinvolti.

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