DYNAZTY: Sultans Of Sin
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13/03/2012I primi due capitoli della band svedese non sono stati propriamente esaltanti, oltre ad una lacunosa personalità, non hanno dato prova di essere dei gran compositori, in pratica sono risultati spesso piatti e senza alcun pathos. Al terzo tentativo invece fanno centro, almeno su quel che riguarda la proposta, come personalità in questo genere onestamente c'e' ben poco da azzardare, quindi perché non sterzare verso qualcosa che incrocia le melodie degli H.E.A.T, il tiro dei Treat, aggiungendo qua e là un tocco moderno? L'esperimento è pienamente riuscito, questo disco è finalmente bello, sono riusciti a raggiungere quella sorta di "classe" che mancava negli episodi precedenti, pulendo quello "sporco" che li accompagnava dando giusto risalto agli ottimi pezzi qui proposti. E' curioso inoltre apprezzare i cambi di genere all'interno del medesimo brano, base alla Nickelback ("Raise Your Hands" e "More Than a Man"), e melodia quasi AOR con splendide apertura sugli incisi. Qualche richiamo sleaze dove gli odierni Crashdiet pagherebbero di saper ancora scrivere ("Love Junkie"), un cantante ispirato ed in nota (almeno in studio) dove i Reckless Love donerebbero i loro capelli per poterlo fare loro ("Come Alive"), eccelso il singolo "Land Of Broken Dreams", H.E.A.T al 100% dove l'inciso corre in maniera fantastica, belle infine le due ballad, "Back Again" e "Fallin". Non saremo al livello dell'ultimo H.E.A.T, oppure dell'inarrivabile 'Coupe De Grace' dei Treat, ma abbiamo comunque tra le mani un gran bel gioiello, egregiamente prodotto, ben suonato e pieno di ottimi spunti ed idee. Finalmente!
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