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DIRTY PASSION: In Wonderland

data

08/11/2012
40


Genere: Hard Rock
Etichetta: Denomination Records
Distro: Record Heaven
Anno: 2012

La scena scandinava, quella svedese in particolare, si è colorata spesso negli ultimi anni delle tonalità della bandiera americana. Rock'n'roll band sulla scia dei primi fortunati e meritevoli Hellacopters, The 69 Eyes & c. tutti figliocci dei mitici Hanoi Rocks e del guru Michael Monroe. Non sempre però le ciambelle riescono col buco, nemmeno a loro. I Dirty Passion si presentano al pubblico con il loro secondo lavoro dopo il debutto del 2010. 'In Wonderland' è nelle intenzioni di band e label il passo decisivo verso la notorietà, dopo l'esperienza maturata sulla strada a fianco di nomi come Loudness e L.A. Guns. L'ingresso in line-up del singer Kriss Lohikoski Svensson dovrebbe poi rappresentare la classica ciliegina sulla torta. Invece proprio partendo dal nuovo cantante, la cui performance è assolutamente sotto tono (ma probabilmente lo è il suo stile e timbro vocale), non possiamo purtroppo gridare, per l'ennesima volta, al miracolo che viene dal nord. Tracce come "Into The Wild" o "Dead End" rappresentano quanto di più scontato si possa sentire in giro, cercando tra le novità hard-rock del momento. Riff e giri triti e ritriti, e ci sta, se l'interpretazione fosse solo un tantino più personale; invece ogni soluzione sa di stanco e ormai noioso, anche per chi spera finalmente di aver trovato qualcosa e qualcuno che gli faccia mettere in soffitta lo scatolone con i dischi di Crue, Skid Row e Poison, che invece deve essere tenuto - ancora una volta - a portata di mano. "Lovers Lane" si avvicina a qualcosa decisamente più "Made in Hanoi", se così possiamo definirlo, grazie al cantato e al refrain. Forse una delle tracce più riuscite al quartetto che evidentemente ha nel DNA queste sonorità, più di quelle d'oltre-oceano. "When Darkness Falls" è una ballata pop senza sostanza, in "Sinner" il ritornello sembra non arrivare mai, e quando arriva ti fa pentire di non essere saltato direttamente alla song successiva, per inciso un'altra ballata ("Make It Last") come ognuno di noi ne ha sentite suonare dal gruppetto di amici che a 14 anni provavano nel garage dietro casa. Finalmente "Addicted" si stacca in modo deciso dal genere proposto fin qui dai Dirty Passion, dimostrando come il gruppo potrebbe avere altro da dire, ma evidentemente se l'è tenuto per sè. Così come "Light Of The Candle", che ci riporta a qualcosa degli ultimi lavori dei Manic Street Preachers, dimostra che forse la band, distaccandosi in futuro da facili etichette legate ai soliti nomi degli 80's già citati in precedenza, potrebbe effettivamente costruirsi una chance che altrimenti non vediamo come potrebbe venirle ancora una volta concessa.

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