DIO: MASTER OF THE MOON
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13/09/2004Ancora una volta Ronnie. Ancora una volta la line-up stravolta. Ma, purtroppo, si interrompe in buona parte la verve creativa che con "Magica" e "Killing The Dragon" aveva ripreso il suo corso dopo i passi falsi made in '90, riportandoci l'elfo guerriero a livelli qualitativi degni della sua fama. "Master Of The Moon" è un disco deludente, a volte di una piattezza sconcerante con brani che si trascinano stancamente, anonimi, nonchè scialbi e privi di quell'alone misterico che da sempre Ronnie è capace di creare adattando musica dal respiro classico ed epico alle sue tematiche fantastiche. E non è bastato il rientro in formazione di Craig Goldy a discapito di Doug Aldritch a dare maggiore ispirazione. Si ottimo chitarrista, ma troppo poco energico e con sempre l'ombra di Mr. Blackmore che ne oscura la personalità. E se considerato che Goldy ha contribuito non poco alla stesura delle composizioni, forse è da ricercare proprio nel suo ritorno il tallone d'Achille di questa nuova fatica. Non basta l'ugola sempre all'altezza nonostante l'età all'ex Sabbath e Rainbow per risollevare le sorti di un disco prigioniero di sé stesso; non bastano i "grandi" nomi di musicisti che anche in questa occasione l'accompagnano; non basta l'ennesimo interessante plot lirico ad invogliarti ad ascolti successivi e scoprire tutte le sfumature dei testi: più che "Master" si potrebbe parlare di "Slave". E non basta qualche ottimo brano come l'opener, e come sempre in tutti i precedenti lavori un up-tempo in pieno "We Rock" style, "One More For The Raod", come la cadenzata ed epica title-track, come "Shivers", dal riff moderno ed ossessivo e dal tiro smaccatamente futuristico. Purtroppo, i filler si sprecano ed echi del passato ritornano bellamente a fare mostra di sè in più di una occasione. Segnale preoccupante se si considera che Ronnie ha sembre cercato di fare "altro"(anche se non riuscendoci del tutto) quando lo spettro del passato era molto più incombente di oggi, proprio oggi, che non ha niente da dimostrare a nessuno se non a sè stesso. Sperando sia solo un passaggio a vuoto e non l'inizio della definitiva decadenza artistica, confido nel suo spirito battagliero e in quella voglia di rinnovarsi e rinascere, pur rimanendo un "classico", che da sempre lo contraddistingue: i'll wait for you again...and again...
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