DECAPITATED: ORGANIC HALLUCINOSIS
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28/03/2006Con "Winds Of Creation" si erano fatti conoscere. Con "Nihility" - dopo aver sparato le prime cartucce con uno dei migliori debut album degli ultimi anni - avevano fatto un decisivo passo in avanti, componendo quello che, a detta di chi scrive è il loro miglior lavoro. Con "The Negation" avevano dimostrato di non essere solo un'eterna promessa del metal estremo. Ora, di fronte al solito bivio tra continuare sulla scia del precedente lavoro o ricercare una precisa identità stilistica, la scelta è ricaduta sulla seconda strada e, alla luce di "Organic Hallucinosis", non si può che ritenere superato anche questo scoglio, tanto che possimo dichiarare scongiurata la sindrome Titanic (che invece ha colpito in pieno i Cryptopsy). In realtà "The Negation" già mostrava leggermente le influenze che in questo lavoro sono state maggiormente sfruttate, ovvero quel sound futuristico che vede, come migliori interpreti, i Meshuggah di "Destroy Erase Improve". I tempi dispari e le dissonanze tipiche della band svedese entrano a far parte del Death Metal della band polacca; un Death Metal che quindi non guarda più solamente alle atmosfere prive di luce dei Morbid Angel e ai tecnicismi dei Cryptopsy. Una fredda violenza fatta di ritmiche sincopate (ad oggi, la miglior prova di Vitek alla batteria), distorsioni, e riff possenti, dove la tecnica che aveva contraddistinto la band nei precedenti lavori riesce a trovare finalmente il suo apice. L'arrivo di Covan (già con gli Atrophia Red Sun) dietro al microfono sembra non essere casuale,il suo timbro infatti si adatta perfettamente a questo nuovo stile, più di quanto potesse adattarsi il growl profondo ma canonico di Sauron. In definitiva un album positivo sotto tutti gli aspetti, in cui brani più sperimentali come "Invisible Control" o "Visual Delusion" si affiancano ad altri che di contro mostrano una certa devozione alla tradizione. C'è già la curiosità di scoprire quale sarà il prossimo passo, ma per ora accontentiamoci di "Organic Hallucinosis": indubbiamente un lavoro più che riuscito.
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