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DEATH ANGEL: THE ART OF DYING

data

15/05/2004
90


Genere: Thrash
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2004

Porca vacca. Certo l'espressione usata dal sottoscritto dopo l'ascolto completo di "The Art Of Dying" era leggermente più colorita, ma credo di aver bene espresso l'idea. Dopo due mesi, febbraio e marzo, scanditi dalle eccellenti uscite di Exodus e Tankard è ora il turno dei Death Angel; un lavoro questo che ribadisce senza sforzi l'innata superiorità della band, già prevedibile dopo le due live performance (No Mercy e successivo tour autunnale) che avevano letteralmente spazzato via il pubblico sotto il palco e non. Il disco si apre con le chitarre acustiche tipiche dell'ensemble californiano, protagoniste anche nella conclusiva e splendida ballad "Word To The Wise", quasi a chiudere il cerchio (e siamo al livello di "A Room With A View", non dico altro); per il resto dell'album possiamo ammirare una band in forma smagliante, che passa dai soliti esercizi di thrash muscolare ("Thrown To The Wolves", "Thicker Than Blood", la magnifica "Spirit" cantata da Andy Galeon) ad umori più intimi, oscuri e pesanti, come nella superba "The Devil Incarnate" o nella altresì cadenzata "Famine". Il lato scanzonato del gruppo non viene comunque tralasciato, e a dimostracelo sono la punkeggiante "Land Of Blood" (cantata dall'esilarante bassista Dennis, come ai bei tempi di "Thrashers"...voglio la sua action figure!) e l'anthemica "No". Piccola nota di contorno, anche il buon Cavestany si ritaglia una parte canora nella già citata "Word To The Wise". La produzione di "The Art Of Dying" è semplicemente ottima, pulita e assolutamente old-style, il tasso tecnico della band è come al solito elevatissimo, ma quello che mi ha impressionato di più è sicuramente Osegueda: se già su "Act III" eravamo di fronte ad un gran singer, ora come ora dobbiamo inchinarci al feeling e all'estensione di Mark, che a volte mi ha ricordato addirittura Tim Owens. A posteriori si può dire, adesso più che mai, che i Death Angel hanno fatto quattro centri con quattro album. Poco importa che ci abbiano messo quattordici anni a rendersi conto che potevano ancora spaccare il culo, conta il presente adesso, e il presente è "The Art Of Dying" che, guarda un po', rompe proprio il didietro a tutti. Oooooooooooh no! Thicker than blood! NB: una tiratina d'orecchi alla Nuclear Blast che ha spedito (almeno nel mio caso) un promo incompleto a sole cinque tracce, e per evitare il fatidico S.V. ho dovuto per forza acquistare il disco originale, cosa che comunque avrei fatto al più presto. Certo, anche da una manciata di brani è possibile determinare la qualità approssimativa di un album, ma in questo modo anche "St. Anger" con i brani sfumati potrebbe sembrare un buon disco...

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