DARKTHRONE: Arctic Thunder
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16/11/2016Dunque, un nuovo disco dei Darkthrone, il diciassettesimo per la precisione. Sappiamo tutti che ormai le recensioni non servono a nulla con loro. Chi ne adora il culto li supporterà a prescindere, mentre chi li ha abbandonati dopo la svolta speed, heavy punk o come vi pare, continuerà ad ascoltarsi 'Under A Funeral Moon'. Ma partiamo dai dettagli di questo nuovo 'Arctic Thunder', titolo che per confessione di Fenriz è il suo bandname preferito, preso da una sconosciuta formazione norvegese con un solo demo alle spalle del lontano '89, dove militavano due ragazzi che oggi troviamo negli industrial blacksters Red Harvest. La copertina invece, è presa da una sua foto di archivio, scattata in un campeggio della foresta di Nordmarka. Materiale personale insomma, che non risulta di secondaria importanza però, poiché quell'ombra di pino rosso creata dalla luce del fuoco acceso, ci riporta un po' al passato. Che il tempo dello zombi becchino mezzo punk sia finito, ce lo aveva già rimarcato la copertina del precedente 'The Underground Resistance', e stai a vedere che se ne sono andati anche gli assoli speed e gli acuti da NWOBHM! In effetti è così, la notizia c'è. Senza farci prendere dall'entusiasmo assistiamo ad un ritorno a certe sonorità del periodo 'Plaguewielder' e 'Hate Them', anche se la voce resta lontana da timbriche black e le chitarre ancora troppo essenziali e poco efferate, per riaccennare soltanto al loro status di black metal band. Che poi gli appartiene di diritto per carità, ma ascoltando pezzi come “Tundra Leech” e “Trow Me Through The Marshes” non si può ancora prescindere da radici hard rock e metal ottantiane tra Ac/Dc e Motorhead, per la ripetitività dei mid tempo e quelle ritmiche accattivanti che ti fanno dondolare la testa e battere il piede a ritmo. In questo, la title track ne è l'emblema indiscusso, col suo riffetto semplice e riuscito, che ti incula in un attimo. Che poi in realtà, i Darkthrone è da un decennio almeno che ci prendono per il culo bonariamente. Se la ridono nelle foto, passeggiando tra i boschi e bevendo birra nello studio di registrazione, mentre Fenriz si improvvisa professore universitario nella sua ormai famosa lezione sulla storia del black metal. E come se non bastasse, mette in piedi una 'finta' ma vincente campagna elettorale nella sua Kolbotn, mentre contemporaneamente sta per uscire il nuovo disco. Indirettamente le due cose quasi si accavallano e boom! la promozione è fatta. Sono fuori dagli schemi del music business da sempre, e lo hanno saputo fare con disinvoltura. Diciassettesimo disco, da ascoltare a tutto volume e tutti a casa!
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