COAL CHAMBER: COAL CHAMBER
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02/11/2005Prima che la straripante ondata nu metal monopolizzasse il mondo musicale di fine ’90, di band del genere ne giravano pochine. I Korn ovviamente. Mettiamoci pure i Deftones. E poi c’erano i Coal Chamber di Dez Fafara, messi sotto contratto da Roadrunner che aveva saggiamente previsto come sarebbe spirato il vento negli anni seguenti. L’esordio omonimo dei quattro statunitensi (esteticamente piuttosto vistosi e lontanissimi dall’immagine pseudo rap che si abbina solitamente al genere) passò velatamente in sordina, cosa che non accadde per ovvi motivi con il seguente e sbalorditivo “Chamber Music”, ma c’è da dire che già nel ’97 Fafara e compagni ci sapevano fare alla grande. L’apertura è affidata a uno dei brani stipite del nu metal tutto, “Loco”, che conoscono anche i sassi. Se da un lato la scelta di affidargli il ruolo di opener è una mossa azzaeccata, dall’altro la grandezza intrinseca e non del brano oscura tutto il resto del cd. Pezzi di spessore come “Bradley”, “Big Truck”, “Sway”, la conclusiva “Pig” non li sapevano scrivere in tanti all’epoca e non avrebbero saputo scriverli in molti negli anni a seguire. Il nu metal oscuro, schizofrenico e paranoico (molto più dei Korn) in campi come questo non ha senza dubbio rivali, e anche se il meglio dei Coal Chamber deve ancora venire, le premesse ci sono tutte.
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