CLIF MAGNESS: Lucky Dog
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16/07/2018Clif Magness è un personaggio che non ha assolutamente bisogno di alcuna presentazione: polistrumentista, cantante, produttore, autore di una miriade di successi internazionali, tra cui Avril Lavigne e Quincy Jones. Giusto per citarne alcuni. A distanza di 24 anni dal suo primo album 'Solo, torna con un lavoro in cui, neanche a dirlo, sfodera undici tracce estremamente efficaci, pur essendo, ahimè, lontano dallo strepitoso successo del suo disco d’esordio. Ascoltare 'Lucky Dog' è come ripercorrere in lungo e in largo le strade dell’AOR dai Toto ai Journey, e forse è proprio questa l’unica nota dolente a voler essere ipercritici. La altrimenti godibilissima “Like You” ricorda in maniera piuttosto spudorata “I’ll Supply The Love” dei Toto, e tutto l’album trasmette all’ascoltatore una certa sensazione di deja-vu. Tuttavia, i brani sono assemblati in maniera esemplare, gli arrangiamenti estremamente curati e mai ridondanti, rendendo l’intero lavoro molto piacevole, senza far mai venire il desiderio di passare al brano successivo. Il che è già un grandissimo merito. Bello e coinvolgente il duetto con l’inconfondibile Robin Beck (non c’è neanche bisogno di leggere i credits per capire che sia lei), su “Love Needs A Heart”, mentre “Broken” tira fuori atmosfere da Chicago, piano elettrico a profusione e moltitudine di cori armonizzati, tanto da spingere l’ascoltatore a guardare fuori e vedere se c’è in giro qualche ragazza con una giacca con le spalline in gommapiuma e i capelli cotonati. Come dire, gli anni '80 sono qui e ora. Con “Nobody But You” le atmosfere cambiano repentinamente, andando a cercare una dimensione più intima e un pochino meno ruffiana. Che viene puntualmente ripresa in brani come “Maybe”, o la conclusiva “My Heart”. Di altra pasta la trascinantissima “Shout”, l’opening track “Ain’t No Way” e “Don’t Look Now”, i cui ritornelli sono stati scritti con lo scopo di rimanere incastrati in mente per giorni, impreziositi da arrangiamenti di chitarra assolutamente non invadenti ma perfettamente a complemento dei brani. Insomma, questo Cane più che Fortunato dimostra ancora una volta di essere talentuoso e di saper inanellare potenzialmente una serie quasi infinita di hit da non aver niente da invidiare a Desmond Child. Peccato solo per la data di pubblicazione, perché in piena estate questo lavoro rischia di essere pesantemente penalizzato e di ottenere meno attenzione di quanta ne meriterebbe. Non sarà la pietra miliare del genere, ma senz’altro corre il rischio di ritrovarsi nella mia top ten dell’anno, sperando che il buon Clif non ci faccia aspettare altri 24 anni per un nuovo album.
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